Categorie: Foligno Politica

Ultimatum dei socialisti al sindaco Mismetti: si aspettano risposte e provvedimenti concreti

Claudio Bianchini
Oltre dieci giorni di lotte fratricide, e in casa socialista non c’è ancora stato alcun risultato di rilievo, ovvero sia, la destituzione del vicesindaco Massimiliano Romagnoli. Ecco allora che il gruppo consiliare chiede al sindaco di sciogliere i nodi al più presto: non si tratta di un vero e proprio ultimatum, ma di un chiaro e duro pressing istituzionale e politico sul primo cittadino. Vogliono risposte entro la settimana, e almeno per lunedì si vuol capire come sarà gestita la patata bollente. Si farà un ulteriore vertice di maggioranza, probabilmente tra oggi e domani, ma i consiglieri socialisti vogliono risposte concrete. Ormai la revoca delle deleghe al braccio destro di Mismetti è stata ufficializzata. Accolta, almeno in parte, anche la richiesta di Emiliano Belmonte, che aveva invitato sindaco e vice a prendere la distanze dalle dichiarazioni di Mauro Gobbini, segretario della sezione “Bruozzi”. Alla fine hanno diramato un comunicato stampa congiunto, seppur vago e stringato. Sulla destituzione di Romagnoli però, resta tutto da chiarire. Ecco perché lo stesso capogruppo, Roberto Ciancaleoni lancia un chiaro messaggio ai vertici dell’amministrazione comunale. “Dicono che il loro compito è quello di rispettare le esigenze dei cittadini e la loro volontà, mi trovano perfettamente d’accordo – rileva Ciancaleoni – ma anche i partiti sono espressione della gente, e da poco abbiamo aperto una nuova sezione con oltre cento iscritti e tanti giovani. Anche le indicazioni dei partiti meritano il giusto rispetto e pari dignità – sottolinea – e in questo caso, sia il gruppo consiliare che la segreteria provinciale e quella regionale, non si ritengono più rappresentati dal vicesindaco Romagnoli. Il sindaco Mismetti nel 2009 ha stretto un’alleanza ed preciso accordo con il Partito socialista, ed i patti devono essere rispettati”. Qualora dovesse saltare l’intesa, anche il gruppo consiliare si sentirebbe di conseguenza legittimato ad agire in maniera autonoma. Più che appoggio esterno quindi, si profilerebbe all’orizzonte la cosiddetta “politica delle mani libere”.