Cronaca

Truffa agli ambulanti, accusati di appropriazione indebita i vertici di Cosap99

Per la procura di Perugia si sarebbero appropriati indebitamente di circa 100mila euro che invece appartenevano all’associazione Cosap99, quella cioè che riunisce gli ambulanti. E’ per questo motivo che adesso è stata presentata la richiesta di rinvio a giudizio per gli ex vertici, che compariranno in udienza preliminare il prossimo 3 aprile dinanzi al giudice Lidia Brutti.

L’accusa di appropriazione indebita

In particolare, secondo quanto emerso nell’indagine portata avanti dai militari del Gico della Guardia di finanza, gli allora presidente, vicepresidente, segretario e cassiere, assieme ad un consigliere, avrebbero intascato parecchi soldi sottraendoli da quelli che gli associati versavano per partecipare alle varie fiere e mostre mercato.

Consorzio garantiva la “piazzola”

Nello specifico, stando a quanto appurato, il meccanismo truffaldino – che gli è valso una pesante accusa di associazione per delinquere finalizzata all’appropriazione indebita aggravata dall’aver commesso il fatto con abuso della prestazione d’opera – stava nel non ‘rendicontare’ importi ingenti di soldi che gli ambulanti gli pagavano. Documentavano solo gli importi necessari a coprire le spese di occupazione del suolo pubblico e poco altro e, per il resto, non veniva rendicontato nulla. E’ in questo modo che, secondo i militari, i cinque indagati si sarebbero spartiti nel tempo qualcosa come centomila euro.

Un sacco di soldi

A titolo esemplificativo, per la festa “Dell’Immacolata” del 2015 a Spoleto, si sarebbero intascati 5.368 euro, mentre per quella di Assisi, “La befana vien dal cielo” dello stesso anno, avrebbero sottratto 1.100 euro. L’ammanco più consistente però è quello relativo alla mostra mercato “Gusti e sapori dal mondo”, (Expo Perugia) che si era tenuta dal 7 al 10 maggio nel capoluogo umbro: in quell’occasione, secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbero sottratto 44.530 euro, mentre per “Pian di Massiano in Fiore” oltre 10mila.

Nel 2016, gli allora vertici del consorzio, erano anche stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare.