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TREVI: TERREMOTI POLITICI NELL'ESECUTIVO

Movimenti pre-elettorali anche al Comune di Trevi dunque, dove l'Assessore Gianni Antonini si è dimesso il 1° aprile scorso. Al politico erano assegnate le deleghe per l'Agricoltura e l'ambiente e pur rimettendo il mandato lo stesso rimane in carica come Consigliere comunale eletto. A questo punto nel Comune dell'Area Vasta si determina la situazione per cui il Gruppo consiliare della sinistra (tre consiglieri appartenenti a PRC, Comunisti Italiani e Sinistra Democratica), pur facendo parte della maggioranza (11 consiglieri in totale) non ha per il momento alcun rappresentante nell'esecutivo.

Ecco dunque il testo della lettera di dimissioni :

” Con la presente rassegno le mie dimissioni dalla carica di assessore del Comune di Trevi, conferitami a suo tempo dalla S.V. previa designazione del P.R.C. di Trevi.

La nascita del PD, la sua dichiarata vocazione maggioritaria, la sua pretesa di ridurre a DUE gli spazi di rappresentanza politica, di limitare le possibilità di scelta degli italiani, di cancellare tutto ciò che non si omologa al “pensiero unico” del Duopolio, di cancellare in primo luogo la Sinistra nel nostro paese, TUTTO CIO' non poteva lasciarmi indifferente di fronte all'alleanza per il governo del Comune, realizzatasi con la presentazione unitaria alle elezioni comunali del 29 maggio 2006 in tutt'altro clima, sotto il simbolo ed il progetto politico, ora tramontato, dell' “Unione”.

Dopo le elezioni politiche del prossimo 13 aprile si realizzeranno le annunciate “larghe intese” se non altro sulle riforme della Costituzione e del sistema elettorale. L'obiettivo principale che il Duopolio intende raggiungere è l'impedimento, per tutte le espressioni critiche della società italiana, di avere proprie rappresentanze parlamentari, e quindi in poco tempo, com'è naturale, qualsiasi altro tipo di rappresentanza istituzionale. La contrapposizione tra i due maggiori partiti, se ci sarà, sarà soltanto per l'esercizio del potere. Ma chiunque abbia la capacità di interpretare i mutamenti in atto, i contenuti dell'attuale campagna elettorale e la composizione delle liste, avrà capito che in ogni modo le future scelte per il governo del paese saranno dettate da altri: da Confindustria e grandi banche per quanto riguarda le politiche economiche e sociali, dalla Conferenza episcopale sul terreno etico e dei diritti civili. La mia uscita segnala un disagio profondo, un allarme democratico, un senso di incompatibilità, la distanza che separa un comunista, come (penso) qualsiasi persona sinceramente di sinistra, dal PD di Veltroni. Credo che ovunque la Sinistra avrebbe dovuto mandare analoghi segnali forti. Così non è. Ed è per questo che nella mia scelta, dopo essermi confrontato con numerosi compagni e pur essendo certo di poter contare sulla solidarietà di tanta parte della Sinistra diffusa, non ho voluto tuttavia coinvolgere alcuno, né il Circolo di Rifondazione Comunista, né tanto meno il Gruppo consiliare della Sinistra ed il costituendo soggetto unitario de “La Sinistra, l'Arcobaleno”. Si tratta di una mia DECISIONE PERSONALE. Attiene al mio modo di concepire la militanza politica, che ha ragione di essere in quanto animata da un orizzonte ideale di progresso e di liberazione dell'uomo, che è innanzitutto LOTTA per il cambiamento ed esclude l'occupazione del potere come fine. Corrisponde ad un mio percorso coerente che ha attraversato alcuni decenni e in cui, ravvisando su tutto il primato della politica, non mi sono mai piegato a compromessi, attendismi e logiche di convenienza.”