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Terni, rissa a colpi di cric tra papà durante partita di calcio di bambini / Interviene il Coni

Luca Biribanti
Il grave episodio di cronaca, che ha visto tristi protagonisti i genitori di bambini che sono arrivati una rissa con tanto di colpi di cric durante una partita di calcio dei “Puclini”, ha lasciato una profonda ferita al cuore dello sport, non solo umbro.
Piccoli di 7-8 anni fermi nel campo di gioco, costretti a vedere i propri papà picchiarsi selvaggiamente, e le loro mamme in lacrime per quanto stava accadendo. I bimbi non hanno saputo spiegarsi quella violenza, all'interno dell'oratorio San Francesco per giunta, hanno semplicemente obbedito agli ordini delle proprie società, San Giovanni Bosco e Grandoni, di ritirarsi e abbandonare la partita.
Chi spiegherà adesso a questi giovani che lo sport è unione, spirito di squadra, crescita, uguaglianza, fair play e rispetto per l'avversario? Soprattutto con quale credibilità?
Le maglie indossate dai giocatori di serie A e serie B con scritte edificanti non sono un'inutile ipocrisia con ciò che avviene durante le partite?
Chi dirà ai piccoli calciatori che il calcio è uno sport pulito?
I genitori che hanno preso il cric in mano per picchiarsi dentro un oratorio?
Da sempre, durante le partite di calcio amatoriale dei piccoli, lo spettacolo triste è quello sugli spalti: genitori che scaricano frustrazioni giovanili, o senili se preferite, sui bambini, incitandoli a far male all'avversario, insultando, prendendo in giro, trasformando l'agonismo, principio base e puro dello sport, in antagonismo, principio estraneo a qualsiasi tipo di contesa sportiva e comunque umana.

Nella circostanza i dirigenti delle due società si sono dimostrate maturi e lucidi, testimonianza che un segno, almeno da chi il calcio lo rappresenta direttamente sul campo, è arrivato nell'immediato.
Un segno che Stefano Lupi, delegato Coni di Terni e rresidente regionale Fair Play, vuole ancora più incisivo, proponendo un sabato di stop di tutte le partite dei settori giovanili e la ripetizione della partita 'della vergogna', con un pubblico di soli ragazzi: “In riferimento all’episodio di cronaca , riguardante la rissa tra genitori durante una partita di calcio tra bambini, vorrei esprimere alcune considerazioni.
Al verificarsi di tali vergognosi episodi – continua Lupi – la cui frequenza è molto più elevata di quanto si possa pensare, e non solo nel mondo del calcio, registriamo una sconfitta per tutti coloro che con passione e sentimento si impegnano nella promozione dello sport tra i giovani. Lo sport tutto, ed il calcio in particolare, necessitano di educatori e persone di buona volontà affinché non si smarrisca l'idea che anima il lavoro di tanti volontari: crescere in un ambiente sportivamente sano i nostri ragazzi. Conosco ed apprezzo l’impegno di tanti dirigenti e tecnici, che operano da anni per promuovere una sana idea di sport. I vizi e le esaltazioni del calcio professionistico condizionano purtroppo, in modo pesante la nostra società, tanto da creare dei mostri , che settimanalmente sfogano le loro frustrazioni su di un campo o competizione agonistica. Mi riferisco a genitori, ma anche a pseudo allenatori o dirigenti, che indegnamente si occupano di sport. Le persone serie debbono continuare a manifestare con il proprio impegno un modo diverso di interpretare il calcio, inteso come condivisione di valori, rispetto ed amicizia. La mia solidarietà e vicinanza alla asd S. Giovanni Bosco ed alla asd Grandoni, società serie con dei grandi ideali umani prima che sportivi. Ritirando le squadre hanno dimostrato sensibilità e correttezza. I figli si sono dimostrati molto più maturi dei genitori. Mi adopererò affinché coloro che si sono resi protagonisti di questo vergognoso episodio chiedano scusa pubblicamente alle due squadre, recuperando quel senso dell’onore, smarrito nella follia di un sabato. Ho chiesto un urgente incontro con le due società ed il delegato della FGCI per affrontare la questione e dare un segnale forte di rifiuto netto verso tali degenerazioni. E’ ipotizzabile dedicare un sabato per riflettere rinunciando a giocare le partite di questo campionato. In contemporanea far rigiocare la partita sospesa, alla presenza di un pubblico composto solo dai ragazzi delle altre squadre, tutti uniti per testimoniare l’amore verso uno sport bello e coinvolgente. Il rispetto e la passione dei propri figli è un valore da recuperare e mantenere, così come l’esempio che ciascun genitore, tecnico o dirigente deve dare agli atleti”.