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Tassa pubblicità, a Spoleto criteri non chiari secondo Udc-Terzo Polo

Il Gruppo Udc-Terzo Polo in consiglio comunale interroga il sindaco sulla questione delle cartelle esattoriali per la riscossione della tassa sulla pubblicità negli esercizi commerciali. Secondo il capogruppo Grifoni, sono emerse delle questioni normative che hanno creato disparità ed una eccessiva tassazione in funzione delle forme utilizzate per pubblicizzarsi. Ecco il testo:

Sig Sindaco, in questi giorni moltissimi commercianti si sono visti recapitare cartelle esattoriali per la riscossione della tassa sulla pubblicità esposta nei propri esercizi.

Non si tratta di cifre irrisorie, ma di vere e proprie “stangate” che, visti i tempi, rischiano di incidere in maniera significativa sul bilancio di tali operatori, già sufficientemente tartassati.
La gestione di tale applicazione sanzionatoria e' stata affidata alla Società esterna ICA, che si e' sostituita per simile servizio alla locale ASE.
La stessa ICA giustifica la correttezza del provvedimento, richiamandosi al Decreto Legislativo n. 507 del 1993.
Porto un esempio esplicativo della rigidità con la quale viene applicata la normativa.
Ogni piccolo adesivo o cartello affisso sia esternamente che all'interno dei negozi, viene considerato della dimensione di un metro quadrato, e per questa superficie viene prevista la tassazione.
Tre adesivi di dieci centimetri quadrati ognuno, vengono considerati tre metri quadri, e così via per altri casi similari.
Senza entrare nel merito specifico del decreto, mi sorgono allora spontanee alcune domande che, di riflesso, rigiro alla Sua attenzione.
Possibile che, dopo quasi venti anni, soltanto adesso viene fatto rispettare in maniera cos' rigida la norma legislativa?
Possibile che non si trovi il modo di gestire la norma stessa con quella sufficiente flessibilità che, pur nel rispetto, vada incontro alle esigenze degli operatori?
La gestione in materia portata avanti dall'ASE in questo ultimo periodo, e' stata allora fuori legge?
Non sarebbe stato opportuno secondo Lei che, prima dell'applicazione della suddetta norma, ci fosse stata una adeguata informativa per gli operatori interessati, senza metterli di fronte al fatto compiuto?
Non sarebbe stato meglio fare opera di prevenzione anzichè di repressione, evitando così la fila che in questi giorni i commercianti sono costretti a fare per ricevere informazioni in merito?
Qual'e' lo scopo preciso di tale accanimento vessatorio, forse quello di fare a tutti costi cassa?
Auspico quindi signor Sindaco un Suo immediato intervento, teso a sospendere immediatamente l'iter della suddetta procedura, e ricostruire in maniera equa l'applicazione della normativa stessa.
Tanto dovevo e, in attesa di Suo cortese riscontro, saluto cordialmente.