Città di Castello

Studenti dell’Università di Washington in vacanza studio a Città di Castello

Gemellaggio culturale tra Città di Castello e l’Università di Washington. Arriveranno domani (venerdì 21 aprile) gli studenti americani coinvolti in una settimana di studio e conoscenza della cultura italiana, che sarà incentrata sulla storia e l’arte di Città di Castello.

La delegazione, guidata dal professore Giuseppe Leporace e dal collega Ruggero Taradel, è composta da 12 studenti e sarà ospitata dalle famiglie dei ragazzi che frequentano il polo liceale Plinio il giovane.

L’attività di scambio con un’istituzione prestigiosa come l’Università di Washington è il frutto di rinnovati contatti con i rappresentanti dell’ateneo americano, dai quali contiamo di costruire con il tempo un rapporto solido di scambi” spiega il vicesindaco Michele Bettarelli, sottolineando come “la visita sia strutturata su alcune delle esperienze più significative di cui è portatrice Città di Castello, per presentare uno spaccato di Umbria e di Italia, che aiuti a familiarizzare con la nostra terra, a cui in molti casi sono uniti per origine familiare”.

Nei sette giorni sono previsti laboratori linguistici con il corso internazionale del Plinio il giovane, un atelier su Alberto Burri a San Filippo, e una visita a Villa Montesca. Alla Tipografia Grifani Donati, Gianni Ottaviani li introdurrà ai segreti della stampa, attraverso uno stage in cui comporranno i loro nomi con caratteri mobili, mentre al Centro di formazione G.O. Bufalini impareranno a stendere la pasta fatta in casa. Nel corso della settimana raggiungeranno in treno Sansepolcro per visitare il Museo di Piero e trascorreranno un pomeriggio a Perugia.

Ci hanno scelto a complemento di città più note, perché abbiamo tutto ciò che cercano in Italia: arte, storia, vivibilità – ha sottolineato Bettarelli – Intorno a questo primo nucleo di collaborazione, che vorremmo più ampia, abbiamo riscontrato un grande interesse da parte delle scuole, che hanno aderito con piena disponibilità e della società civile che ci ha supportato fattivamente nell’accoglienza. Tutti comprendiamo la necessità di una apertura costante verso l’esterno per realizzare quel punto di equilibrio tra locale e globale, che oggi rende terre come le nostre i luoghi migliori per vivere dentro le dinamiche mondiali, senza perdere la nostra identità”.