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Studentessa cinese morta al Trasimeno, la famiglia “fu omicidio volontario”

Per l’avvocato Luca Maori e per la famiglia della studentessa cinese trovata morta al Trasimeno il 13 luglio del 2013, Sheng Chang non venne uccisa per errore, non si trattò quindi di un omicidio colposo, ma di un un omicidio volontario, perché l’operaio fiorentino, che ha confessato di averle somministrato MDMA a sua insaputa, era perfettamente consapevole di ciò che stava facendo e del rischio a cui esponeva la vita della ragazza.

Questa mattina nella sala congressi di un noto albergo perugino Sheng Lan madre della giovane e He Hedi, la nonna hanno voluto incontrare, accompagnate dal legale Luca Maori, la stampa perugina per spiegare, quello che questa perdita ha rappresentato per loro. “Mia figlia era una ragazza buona – spiega la madre con la voce rotta dalla commozione – gentile piena di vita talentuosa e pronta ad aiutare gli altri. Nel mese di luglio 2013 quando aveva 18 anni è riuscita ad entrare in una Università tra le migliori in Cina. Era attirata dall’Italia ammirava la sua eccellenza nell’arte nella cultura nella creatività e nella tradizione. Purtroppo dopo soli 4 mesi è stata uccisa e abbandonata in un modo impensabile. La perdita di una figlia è uno dei colpi più crudeli che la vita può infliggerti. 13 luglio 2013 questo giorno ha inciso un segno incancellabile e un dolore indescrivibile nella mia vita. La vita di mia figlia non ha prezzo, nessuno me la può restituire. Rispetto la legge italiana e ne ho piena fiducia spero di ottenere una sentenza giusta e imparziale e di aver giustizia per mia figlia, così da poter tranquillizzare tutti i genitori di studenti cinesi che vogliono venire a studiare in Italia. Infine vorrei esprimere la mia gratitudine alle forze dell’ordine italiane, al consolato cinese a Firenze, alle istituzioni e a tutti coloro che hanno espresso la loro partecipazione a questo nostro dolore”.

“Un uomo – questa parte dell’intervento dell’avvocato Maori – le ha somministrato a sua insaputa una dose letale di MDM, la droga dello stupro. La droga è stata mischiata con una bibita e le è stata somministrata. La giovane poi è stata anche violentata. Il giorno il successivo la morte della ragazza – continua Maori – l’uomo ha continuato a contattare altre ragazze in chat. Il colpevole ha confessato non è stata emessa alcuna ordinanza di custodia cautelare, attualmente è a piede libero”.

L’iter giudiziario di questa vicenda è in attesa dell’udienza preliminare che si terrà il 28 aprile prossimo, il 39enne fiorentino ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato e la famiglia e l’Università di Perugia si sono già costituite parte civile. Ma il punto dirimente per Maori è questo: “Occultamento di cadavere. Sostanza stupefacente cessione. Violenza sessuale. Omicidio colposo – spiega – sono questi i reati contestati all’imputato ma per noi si tratta invece di omicidio volontario, l’imputato ben sapeva cosa stava facendo, su questo si giocherà il destino di questa persona. Sarà omicidio colposo per i giudici o si aprirà un nuovo procedimento per omicidio volontario? Questo lo vedremo il 28 di aprile”.