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Spoleto59, l’Innamorata Rohrwacher si sveglia 3 volte | Al Caio entusiasmo rock

Da giorni non si trovava più posto per il debutto al Teatro Caio Melisso di Tre Risvegli, opera teatrale di Patrizia Cavalli per la regia di Mario Martone e con protagonista Alba Rohrwacher. Una produzione di Spoleto59 che ancor prima di andare in scena aveva suscitato una certa curiosità. Il risultato è che il Caio Melisso si è riempito di molti addetti ai lavori, registi ed attori italiani e “innamorati” dell’autrice Cavalli. Come aveva già ricordato Giorgio Ferrara in una sua precedente conferenza stampa, questo è l’anno in cui il Festival si mette a disposizione di alcuni valenti registi italiani per sperimentare qualcosa di nuovo. E la piece andata in scena ieri sera, 25 giugno, aveva il crisma dell’originalità.
L’ Innamorata Alba Rohrwacher, per tre volte irrompe in scena nel momento del risveglio, ma mentalmente nelle tre occasioni in diverse condizioni, mediate dallo stato fisico e dal tempo meteorologico.
In scena un quartetto di archi (Il Quartetto Guadagnini) ed un percussionista (Nino Errera) saranno l’elemento che riempe i vuoti della affabulazione torrenziale dell’Innamorata, mentre un coro, Il Coro dei Sintomi, composto da due maschere e l’autrice Cavalli, tenta di indirizzare la balbuzie mentale e ormonale della protagonista nei suoi tre risvegli.
A seguire il tutto dall’alto, sorta di faro del Capo di Buona Speranza, un Messaggero (l’attore Roberto De Francesco) che novello Bernacca, annuncia il “Che tempo che fà”.
C’è di che sorridere ed il pubblico di esperti, e non, in effetti lo fa senza riserve. Patrizia Cavalli è ormai una sorta di feticcio per molti lettori ed indubbiamente nel breve svolgersi di questa riduzione teatrale, si ha netta la percezione della superba costruzione lessicale che produce quasi in autonomia il sintomo ormonale per cui l’Innamorata-Rohrwacher si dimena e saltella leggendo il testo direttamente da un brogliaccio. Una possessione fisica che il Coro dei Sintomi tenta di indirizzare, spesso senza successo tanto è superiore la spinta misteriosa dell’Innamorata verso un altrettanto misterioso amante-assente che la sua testa ha creato. Su tutto, si fa evidente la conduzione di Mario Martone,
Nei vuoti descrittivi del testo non “re-citato”, di beniana memoria (Carmelo Bene ndr.), svolge un ruolo decisivo il suono tagliato e a tratti struggente della musica composta da Silvia Colasanti ed eseguita dal Quartetto Guadagnini. Un riparo sicuro ai piedi del Messaggero.
E alla fine venne la pioggia, e con lei un finale divertente in cui l’Innamorata libera gli ormoni dalla gabbia del corpo fisico, ammutolisce una volta per tutte quel lagnoso del Coro dei Sintomi e canticchiando e saltando, sculettando persino, scappa verso l’odore dell’acqua, ma con l’ombrello. Hai visto mai ci si bagni!
Applausi come ai concerti rock e sipario. In teatro un divertito James Conlon, Giorgio Ferrara ed il fratello Giuliano Ferrara.

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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)