Cronaca

Spoleto, dipendente del tribunale sotto processo per rivelazione di segreti d’ufficio

Avrebbe rivelato segreti d’ufficio, in particolare dettagli relativi a fascicoli penali, sollecitando delle dazioni per fornire informazioni. E’ questa l’accusa di cui deve rispondere una dipendente del Tribunale di Spoleto, finita nel banco degli imputati dopo la denuncia di un avvocato. Giovedì mattina, davanti al collegio penale (Padula presidente, Anibaldi e Sdogati a latere), sono comparsi diversi testimoni, tra cui alcuni avvocati, compreso proprio il denunciante, che su sollecitazione del pm Michela Petrini ha ripercorso i fatti.

Tutto sarebbe iniziato nel 2014. La donna più volte, motivando il fatto con problemi familiari, avrebbe chiesto piccolissime cifre di denaro all’avvocato in questione (ma anche ad altri legali). Fino a quando, nell’ottobre di quattro anni fa, ha ripercorso l’uomo, gli avrebbe chiesto un incontro nel suo studio legale: “mi disse che mi doveva parlare di una cosa che mi riguardava“. L’avvocato, quindi, l’aveva ricevuta ed a quel punto la donna gli avrebbe presentato un ‘post-it’ con un numero di fascicolo che lo riguardava ed il nome del pm che si occupava dell’inchiesta. Secondo quanto ripercorso in aula, il professionista avrebbe quindi risposto in malo modo alla dipendente del tribunale, la quale a quel punto gli avrebbe manifestato la sua necessità di soldi per problemi di salute di un suo congiunto. Ottenendo così 100 euro.

Il legale avrebbe quindi parlato della vicenda (pur senza entrare nei dettagli) ad un avvocato suo amico ma anche ad un consigliere del Foro di Spoleto, sollecitando un qualche intervento in merito. Qualche settimana dopo, però, la donna era tornata a chiedergli un incontro, parlando di “fogli medici attinenti alla mia malattia“. Al professionista – secondo quanto ripercorso in aula – era però apparso chiaro che fosse la scusa per altre motivazioni e così aveva chiesto consiglio ad un collega. Alla fine, quindi, avrebbe acconsentito al nuovo incontro nel suo studio legale, premunendosi però di un registratore.

La dipendente pubblica avrebbe in quella circostanza consegnato al professionista la copia di un altro procedimento penale a lui inerente, non ancora iscritto, paventandogli in sostanza la possibilità di ritardare ancora la registrazione dell’atto. A quel punto l’avvocato avrebbe reagito in malo modo, strappando i fogli e mandando via la donna. Ed il giorno dopo si è presentato al commissariato di polizia per denunciare il fatto, portando con sé la registrazione di quell’ultimo incontro. Facendo così scattare l’inchiesta che ha portato sotto processo la lavoratrice del tribunale.

La donna (difesa dall’avvocato Gioia Desantis) – che dopo una breve sospensione del servizio in applicazione di apposita misura cautelare, è tornata al suo posto – deve rispondere dell’accusa di rivelazione ed utilizzazione dei segreti d’ufficio oltre che del reato di istigazione alla corruzione, laddove si parla del “pubblico ufficiale o all’incaricato di un pubblico servizio che riveste la qualità di pubblico impiegato che sollecita una promessa o dazione di denaro od altra utilità da parte di un privato“. Si tornerà in aula a novembre.