Cronaca

Spari ai negozi di Ponte Felcino, il pm chiede 107 anni di carcere

Oltre cento anni di reclusione per coloro che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, nell’ambito del processo scaturito dall’indagine sui colpi di pistola  esplosi contro alcune vetrine di Ponte Felcino. Le richieste del pm Gemma Miliani sono arrivate stamane al termine di molte udienze in cui, oltre alle posizionidei 22 imputati che hanno chiesto l’abbreviato, sono state trattate anche le posizioni di chi andrà a processo ordinario.

L’inchiesta L’indagine dei Ros aveva portato alla luce l’esistenza di un’organizzazione di calabresi che usava metodi mafiosi nel perugino e che portava droga con dei trolley dalla Calabria. Come raccontarono due tesimoni finiti poi sotto protezione per aver testimoniato contro di loro, fuori dalla loro abitazione trovarono addirittura la testa di un animale morto, senza contare òe tantissime minacce che ricevettero a voce. Il tutto perché volevano uscire da quel giro pericoloso.

I metodi Minacce e violenza erano la moneta con cui venivano ‘puniti’ tutti coloro che non si sottomettevano al loro volere: gli spari alle vetrine dei due negozi di Ponte Felcino infatti erano per dei presunti ‘sgarri’ subiti da qualcuno vicino a loro. E ‘loro’ fanno capo innanzitutto ad Antonio Procopio, cugino di quel Gregorio ormai definitivamente assolto dall’accusa di aver ucciso Roberto Provenzano a Ponte Felcino.

Pene alte E’ proprio per lui che il pm Gemma Miliani ha chiesto la pena più alta: 18 anni e 8 mesi di reclusione, seguiti poi dai 16 e otto mesi per Gregorio Procopio e Giuseppe Affatato. Tutti e tre, insieme ad Angelo Carè, Tiziana Cerminara, Pasquale Di Molfetta, Salvatore Petrozza e Diego Mangialasche sono accusati di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di droga. Il resto delle accuse sono estorsione, spendita di banconote false, detenzione abusiva di armi e danneggiamenti. Si torna in aula l’8 frebbraio prossimo.