Spoleto

Scultura di Habicher o “Attorta de Natale”? Piccola riflessione su nodi, stringhe e altri attorcigliamenti

Esclusa a priori la diuturna discussione su “A Natale Panettone o Pandoro?”, questo dicembre di Eventi inevitabili a Spoleto si apre scoppiettante l’8 prossimo, giorno dell’Immacolata, con una inaugurazione che potremmo definire “la madre di tutti gli attorcigliamenti virtuosi”.

Alla rotatoria di Piazza della Vittoria, anche se già visibile da alcuni giorni, si inaugura la nuova posa dell’opera “Liberamente” dell’artista Eduard Habicher, già felicemente vissuta per qualche anno a Piazza Collicola proprio davanti a quel palazzo dell’arte contemporanea che ne fu anche motivo dell’arrivo a Spoleto (Direzione Tonelli).

Come per magia la città è attraversata da una scossa elettrica potentissima che dopo migliaia di esperti de “la qualunque” ora dà i natali, a Natale, anche ad altrettanti critici ed esperti d’arte che ne discutono così animatamente e con abbondanza di pareri – naturalmente su Facebook – da far impallidire i compianti Carandente, Zeri e Daverio, tanto per citare qualcuno a memoria.

Ad un certo punto è dovuto persino intervenire con una versione ufficiale del significato dell’Opera l’Assessore alla Cultura, nonchè alle Cose belle-bellissime, Danilo Chiodetti, che rispondendo ad una domanda precisa si infila in un paio di cappie (tipo quelle dei lacci delle scarpe) che lo portano dritto dritto alle stringhe (questa volta la teoria matematica), i loop come quelli dei DJ, i nodi (ma non quelli dei Fedeli d’Amore), arrivando alla creazione della materia e alla massa. E così sia!

La scultura rappresenta due cappi liberi nello spazio (uno chiuso e l’altro aperto in realtà), dipinti di nero e di rosso (colore tipico della produzione di Habicher dell’ultimo decennio) e contrapposti come fossero principi antitetici, o comunque dando l’impressione che uno, quello rosso, si liberi verso l’alto in un vortice che lo disincaglia dalla morsa del secondo, quello nero collegato alla base. La scultura in genere di Habicher, e questa in particolare, pur non nascondendo simbologie né volendo sfruttare metafore di alcun tipo, con la sua energia e le sue oscillazioni, con i suoi anelli e i suoi spazi vuoti, le sue spirali e i suoi intrecci, allude a principi della matematica dei nodi o della teoria della gravità quantistica a loop, che ipotizza forme pluridimensionali nello spazio le quali attraverso la frequenza di onde o stringhe oscillanti ad alta energia creano la materia e la massa.

Rassicuriamo l’Assessore Chiodetti sul fatto che la materia è vibrazione, come sostenevano poco dopo l’anno Mille alcuni celebri autori Sufi (Muhammad ibn al-ʿArabī o Muḥammad al-Tūsī al-Ghazālī, ad esempio) e che, per quanto possibile, la scultura di Habicher ne dà una interessante interpretazione proprio per la scelta dei colori, il rosso e nero, e un certo slancio su una traiettoria spaziale inclinata che lascia aperto tutto un ragionamento su verticalità e tendenza all’assoluto. Ma non essendo “in possesso dell’arte”, come recitano certe ritualità antiche, non possiamo esercitare la critica d’arte come il resto degli spoletini, perchè non abbiamo la patente Facebook.

Offriamo però alla riflessione dei lettori una famoso passo di Musikanten, film di Franco Battiato, in cui il compianto M° Sufi, Gabriele Mandel, spiega il concetto di materia come vibrazione, che fa giusto al caso nostro.

Tuttavia ci sia concessa una sola riflessione di gusto personale: l’opera di Habicher, posizionata nell’attuale sede di Piazza della Vittoria, perde molta della sua fascinazione, nascondendosi tra mille disturbi visivi (Horror pleni) posti tutti intorno a lei, ed inoltre così com’è, immersa nel traffico veicolare, schiava del tempo e della velocità non offre nessuna possibilità di riflessione, rimanendo tristemente materia attorcigliata al centro di una rotatoria, con l’evidente rischio di essere solo osservata. A Palazzo Collicola aveva invece un suo motivo d’essere per quel suo stare in equilibrio su un piano inclinato di calpestio e proiettata su un fondale naturale materico uniforme come la facciata chiara del Museo di Arte Contemporanea, specificando il motivo della sua evoluzione e ritrovando anche la sua vibrazione. Poco importa che gli si possa girare intorno comodamente come ora.

La questione spinosa e la “Attorta” inviolabile…

Ora la questione spinosa è legata invece al concetto di attorcigliamento virtuoso materico. E subito sorge spontaneo un dubbio: ma la scultura è un monito contro gli incidenti stradali in generale? Una bicicletta acciaccata da una macchina, come dicono i critici di Facebook? Oppure è una chiara metafora de lu casinu veicolare sulla rotatoria con la poccia più discussa e studiata del decennio? E se invece fosse una esortazione a trovare il bello in ogni intorcinamento della vita, proprio durante il Santo Natale?

Ed ecco dunque che lo spoletino verace non può che rispondere, “Giù le mani dall’Attorta”, sacra e inviolabile, sola ed unica forma di attorcigliamento virtuoso plurisecolare, replicabile all’infinito e riconosciuto in tutto il mondo. Io domando e dico… ma come è possibile che non sia venuto in mente a nessuno di accogliere i turisti in arrivo da Nord con una magnifica Attorta al centro della rotatoria? Tutto un giramento stordente, anche solo a scriverlo!

E come si sa, è sulla materia concreta dell’Attorta che una città ritrova la sua unità plurisecolare. Più inturcinati di così… altro che nodi e cappie! Habicher dormi tranquillo.