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Sciopero, produzione Perugina bloccata / Lavoratori con Jobs Act

Blocco totale della produzione alla Perugina per lo sciopero generale indetto da Cgil e Uil contro il jobs act e le politiche economiche del Governo e a sostegno della ‘vertenza umbra’. “Solo una ventina le persone entrate nello stabilimento di San Sisto“, fanno sapere i vertici umbri dei due sindacati che hanno guidato stamani a Perugia la manifestazione davanti alla fabbrica con un presidio ed un corteo di lavoratori e lavoratrici. In prima fila anche precari e studenti con quest’ultimi che hanno improvvisato un ‘flash mob’ con “una iniziativa fantasiosa per scacciare gli incubi”.

Un presidio davanti allo stabilimento della Perugina-Nestlè a Perugia e un corteo che ha attraversato la zona commerciale di San Sisto, al quale hanno partecipato centinaia di lavoratrici e lavoratori da tutta la provincia insieme a studenti, pensionati e cittadini, hanno caratterizzato oggi la manifestazione a sostegno dello sciopero generale nazionale di otto ore indetto da Cgil e Uil.
Presenti tra gli altri i segretari Paolo Carcassi, nazionale Uil, Mario Bravi, generale Cgil Umbria, Claudio Bendini, generale Uil Umbria, e Vincenzo Sgalla, generale Cgil Perugia. Il luogo della protesta per “contrastare le politiche economiche fallimentari del Governo” e per “rilanciare lavoro e occupazione e per ripartire dai diritti” non è stato scelto a caso. La Perugina, fabbrica completamente ferma oggi, è infatti una delle tante vertenze aperte in Umbria, 175 in totale ha ricordato Bravi, e per questo lo sciopero e la manifestazione sono stati incentrati anche sulla ‘vertenza Umbria’. Le ricette di Renzi è stato infatti affermato “impoveriscono ancora di più l’Italia e la regione“.

La riuscita dello sciopero, le tantissime fabbriche ferme, a partire dalla Perugina, dimostrano che la battaglia in difesa dei diritti del lavoro e per una diversa politica economica è appena cominciata”. Con queste parole Mario Bravi, segretario generale della Cgil dell’Umbria ha aperto la manifestazione provinciale organizzata da Cgil e Uil davanti ai cancelli della Perugina, in occasione dello sciopero generale di 8 ore proclamato dai due sindacati per chiedere a Governo e Parlamento cambiare in meglio la legge sul lavoro e la legge di stabilità, rimettendo al centro il lavoro, le politiche industriali e i settori produttivi fortemente in crisi, la difesa e il rilancio dei settori pubblici e e la creazione di nuova e buona occupazione. In piazza, con le lavoratrici e i lavoratori, tantissimi giovani, studenti e precari, che all’inizio del corteo, che ha attraversato l’area commerciale di San Sisto, hanno dato vita ad un flashmob (realizzato anche in molte altre città italiane all’interno della campagna “Xtutti”) con tanti ombrelli bucati, a rappresentare il Jobs Act che “fa acqua da tutte le parti”. Lavoratrici e lavoratori sono arrivati a Perugia da tutta la provincia con pullman dal Folignate, dal Trasimeno e dall’Alto Tevere. Molte le rsu presenti, in rappresentanza delle principali realtà produttive della Regione e dei luoghi del lavoro pubblico. “Siamo stritolati da una politica di rigore che non possiamo più sostenere – ha detto chiudendo la manifestazione di Perugia Paolo Carcassi, segretario nazionale Uil – noi chiediamo cose concrete: estendere gli 80 euro a pensionati e incapienti, sbloccare i contratti di lavoro a partire dalla pubblica amministrazione, bisogna fare leggi che non aumentino le ingiustizie, come invece fa il Jobs Act. Bisogna arriva all’inversione di questa linea, ad una soluzione diversa che riesca a davvero a cambiare verso”.

Anche a Terni adesione molto alta allo sciopero e piazza affollata. “Siamo in un luogo simbolico, vicini all’acciaieria. E chiediamo al governo di cambiare politiche, di avere politiche industriali”. Lo ha detto Fabrizio Solari, segretario confederale della Cgil, durante la manifestazione di Terni, in occasione dello sciopero generale della Cgil e della Uil. Per Solari, la vicenda Ast racconta di questo “ritardo del governo, e se si aggiunge quello che sta per essere fatto con i decreti attuativi del Jobs act, si capisce che non c’è bisogno di aggiungere precarietà, ma di investimenti e di politiche industriali. Bisogna consolidare l’idea di un paese che vuole tornare a sperare nel futuro.” Fortissima anche qui la presenza di giovani “Anche loro – continua Solari – chiedono un futuro, chiedono di poter progettare la loro vita. Ma non chiedono un lavoro qualunque, non vogliono riempire i buchi che casualmente il mercato lascia liberi ogni tanto. Ma di avere un lavoro giusto, retribuito, professionale. E’ a queste domande che il governo deve dare risposte, senza posizioni politiche pregiudiziali e ideologie. Noi chiediamo di fare delle scelte su problemi concreti”. I primi dati provenienti dai luoghi di lavoro della regione indicano una adesione intorno al 65% nel settore industriale e di risultati molto significativi negli altri settori produttivi.