Cronaca

Sanitopoli, sequestrati i cellulari di Catiuscia Marini e della segretaria

Nuove apparecchiature elettroniche ed informatiche sequestrate nell’ambito dell’inchiesta sui concorsi della sanità perugina. Tra questi il cellulare della presidente dimissionaria della Regione Umbria Catiuscia Marini e quello della sua segretaria (che non risulta indagata). Il sequestro è avvenuto all’inizio della scorsa settimana, più precisamente il 6 maggio, vigilia della seduta del Consiglio regionale chiamata a discutere proprio delle dimissioni della governatrice e poi rinviata a sabato 18 maggio (ore 10). La notizia è apparsa oggi su alcuni quotidiani umbri.

Il cellulare della Marini era già stato oggetto di perquisizione (quindi con l’acquisizione dei contenuti) insieme a numeroso altro materiale informatico il giorno in cui era esplosa l’indagine che aveva poi portato all’arresto dei dirigenti dell’ospedale di Perugia Emilio Duca e Maurizio Valorosi, del segretario regionale del Pd Gianpiero Bocci e dell’assessore regionale alla sanità Luca Barberini (quest’ultimo poi tornato in libertà). Ora, invece, il sequestro vero e proprio, probabilmente per individuare possibili contenuti cancellati o sfuggiti comunque all’acquisizione precedente.

Proprio per analizzare ulteriori dispositivi – i cellulari ma anche supporti informatici sequestrati all’imprenditore Brando Fanelli – è stata ampliata la consulenza informatica che la Procura di Perugia (a coordinare le indagini i pm Formisano e Abbritti, nella foto) ha disposto nelle scorse settimane sul caso sanitopoli. Fanelli, finito più di recente nell’inchiesta insieme alla sua azienda Fly Tecnologie e Servizi, è al centro di un presunto episodio di corruzione che lo coinvolgerebbe insieme all’ex assessore regionale alla sanità Luca Barberini relativamente ad un software proposto per le strutture ospedaliere. Lui, però, si dice estraneo alle accuse e non coinvolto in nessun modo nella vicenda sanitopoli. Nelle scorse settimane la Guardia di finanza aveva posto sotto sequestro alle sue società circa 21mila euro, provvedimento per il quale l’imprenditore, attraverso l’avvocato Valeria Passeri, aveva chiesto il dissequestro al tribunale del Riesame. Ma gli stessi inquirenti, prima ancora della discussione del ricorso, hanno provveduto dissequestrare i fondi in questione, ritenendo la loro provenienza del tutto lecita.

(aggiornato alle ore 15.30)