Perugia

“Risorgiamo Italia”, anche a Perugia la protesta dei locali contro lo stop da Coronavirus

Anche a Perugia, diversi ristoranti e bar ieri sera alle 21 avevano le luci accese. Quei locali che ormai da un mese e mezzo non vedono clienti a causa della chiusura imposta per l’emergenza Coronavirus. I titolari hanno acceso le luci, minacciando (pur con dolore) che potrebbe essere l’ultima volta. Difficile resistere alla crisi in queste condizioni e con questa incertezza.

Tavoli apparecchiati, tante bandiere italiane. Si chiama “Risorgiamo Italia” il flashmob organizzato dagli esercenti. pronti a restituire le chiavi dei loro negozi chiusi ai sindaci delle città.

Una protesta nazionale organizzata dagli imprenditori del settore HO.RE.CA. (ristorazione, bar, pub, pizzerie, pasticcerie, B&b, hotel e centri termali) e del pubblico spettacolo. Che ha trovato adesioni anche a Perugia.

Paola Fioroni: “Porterò le loro istanze in Regione”

Il silenzioso grido di dolore di un comparto che rischia di non farcela. Imprenditori che ieri sera potrebbero aver alzato per l’ultima volta le loro saracinesche”, commenta il consigliere regionale della Lega Paola Fioroni, vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria.

Una civile protesta – spiega Fioroni – avviata ieri sera alle 21 quando,
per la prima volta dopo quasi due mesi di chiusura forzata, i ristoranti
italiani hanno alzato le loro saracinesche, acceso le luci e apparecchiato un
tavolo di fronte alle loro insegne per dimostrare che la ristorazione
italiana è viva e vuole continuare a vivere
“.

Protesta che prosegue oggi con la consegna simbolica delle chiavi ai sindaci delle proprie città in segno di richiesta di aiuto.

Mi impegnerò – assicura Fioroni – a raccogliere il loro segnale di
malessere e la loro richiesta di aiuto perché le istanze degli imprenditori
di questo strategico settore, fondamentale dal punto di vista turistico
,
siano ascoltate dalla Giunta regionale. Ma
– conclude -, senza
l’intervento e il supporto concreto, reale e immediato del Governo,
attraverso liquidità, specifiche misure, fondi mutualistici co-finanziati
dall’Unione Europea ed un quadro normativo certo nella sua ragionevolezza, questo settore rischia il collasso, e si trascinerà dietro un prezioso patrimonio imprenditoriale su cui si regge un importante segmento della nostra economia regionale e nazional
e”.