Sono 125 le domande per la ricostruzione leggera presentate all’Ufficio speciale della ricostruzione dell’Umbria – che a settembre aprirà la propria sede nel pieno centro di Norcia, accanto alla chiesa di San Francesco – e 7 per la ricostruzione pesante, ma soltanto 3 sono state finora autorizzate, mentre una decina di ok sono in arrivo. Ci sono però 25 cantieri avviati, grazie all’ordinanza che permette i lavori in anticipazione, ed 1 già concluso, “anche se ora va autorizzato“.
A fornire i dati è stato il dirigente regionale della protezione civile, Alfiero Moretti, intervenendo al consiglio comunale aperto che si è tenuto a Norcia ad un anno dalle scosse del 24 agosto che hanno dato avvio alla sequenza sismica che ha devastato il centro Italia. La seduta, al centro Boeri, si è aperta con un minuto di silenzio in ricordo delle 299 vittime del sisma.
A fornire i dati relativi a quello accaduto dopo il 24 agosto e dopo il 30 ottobre a Norcia è stato il sindaco Nicola Alemanno, evidenziando come il primo sisma in realtà non aveva danneggiato così gravemente la città, mentre le scosse di ottobre hanno cambiato totalmente lo scenario. Tanto che a metà ottobre erano state evase quasi tutte le richieste di sopralluogo post sisma del 24 agosto (3.230 quelle presentate, 2.422 le schede Aedes redatte, il 60% delle case era agibile e solo il 26% totalmente inagibile). Mentre nei campi di accoglienza (tende e palazzetti) erano ospitate 500 persone ed erogati mille pasti al giorno circa; “appena” 101 le Sae richieste, di cui 18 a San Pellegrino, 20 i Mapre (moduli per gli agricoltori) e 20 richieste di delocalizzazione delle attività economiche, su un totale di 2.171 nuclei familiari. Un quadro completamente cambiato il 30 ottobre con l’allestimento di campi accoglienza e poi container collettivi (che ad oggi ospitano 344 persone), l’erogazione di 3mila pasti al giorno. I Mapre sono saliti a 36 mentre la richiesta di delocalizzazione è stata di 46 negozi ed aziende, 24 studi professionali, 8 ristoranti, oltre ad altre 23 attività a Castelluccio. Dal 30 ottobre 2.283 persone hanno usufruito della sistemazione alberghiera (373 ancora vi alloggiano), 4.028 hanno ottenuto il Cas (1.669 nuclei familiari assistiti); va specificato che alcuni dati si sovrappongono perché c’è chi per un periodo ha usufruito dell’albergo e poi del Cas o viceversa. Le pratiche elaborate sono state 1.794.
“Abbiamo voluto evitare – ha aggiunto – il mantenimento delle zone rosse fino all’avvio della ricostruzione. Abbiamo assistito a 72mila scosse tra agosto e gennaio e la scelta di lasciare tutto fermo sarebbe stata la più facile. Abbiamo provato a gestire parallelamente l’emergenza e la rimozione delle zone rosse. Abbiamo fatto esperienza del passato: l’unico comune dove nel 1997 abbiamo chiuso completamente il centro è quello dove ancora stiamo finendo la ricostruzione. Ad oggi, a fronte del 100% di zona rossa il 30 ottobre a Norcia, ne è rimasta l’8%; va detto che ci sono anche situazioni più complicate, come San Pellegrino, Castelluccio, Preci ed alcune porzioni di Cascia. C’è un messaggio – ha evidenziato – che mando al Governo: le norme che sovrintendono alla gestione dell’emergenza devono essere un po’ diverse da quelle che servono nella gestione della ricostruzione”. E sulla ricostruzione, ha incalzato alla velocità, ma soprattutto alla necessità di farla bene: “L’Umbria ha insegnato una cosa che ha fatto la differenza il 24 agosto e il 30 ottobre: ha fatto una sua legge regionale per il controllo delle costruzioni, recepito la classificazione sismica del suo territorio. Non è burocrazia, ma regole che sovrintendono alla ricostruzione. Non basta sapere che il nostro territorio è esposto a rischio sismico, ma bisogna sapere dove costruiamo, con quali tecniche e tipologie”.
Diversi gli interventi che si sono susseguiti nel corso della mattinata, da quello del presidente della Consulta dei volontari dell’Umbria al viceprefetto di Perugia Formigli, dal vicepresidente della Provincia di Perugia Roberto Bertini al responsabile regionale Prociv Alfiero Moretti, che ha appunto tracciato un quadro delle pratiche all’attenzione dell’ufficio speciale della ricostruzione. Il dirigente regionale ha ricordato anche come si sta stringendo (ma la palla ora è in mano ai Comuni) sulle perimetrazioni relative alle zone che necessiteranno di un piano attuativo per la ricostruzione, come San Pellegrino e Castelluccio di Norcia, ma anche zone del preciano e di Cascia. Presente anche la soprintendente regionale ai beni culturali Marica Mercalli, che ha ricordato come sono stati messi in sicurezza 35 edifici storici e recuperate 5.300 opere mobili attualmente ospitate al Deposito regionale di Santo Chiodo, dove verranno messe anche in mostra le opere una volta restaurate (120 quelle già effettuate). “Da oggi – ha spiegato – è tornata la gru in piazza San Benedetto, ora si procederà alla messa in sicurezza della parte absidale della basilica, che ci consentirà di liberare il sedime interno delle macerie e recuperare sicuramente altre opere”. Tra gli interventi anche quello del presidente del Parco nazionale dei Monti Sibillini, Oliviero Olivieri, che ha spiegato le difficoltà dell’ente, annunciando delle strutture provvisorie per far riprendere il turismo sul Grande anello dei Sibillini. A nome dell’archidiocesi è invece intervenuto mons. Giampiero Ceccarelli, delegato per il sisma.
A lanciare un grido d’allarme è stato invece il direttore regionale dei vigili del fuoco, Raffaele Ruggiero, che ha osservato come i Vigili del fuoco volontari di Norcia non hanno più una sede, essenziale invece per mantenere il presidio in Valnerina. Attualmente sono ospitati presso il centro operativo avanzato di Norcia, ma si tratta di una situazione provvisoria. Mentre nei piani del ministero dell’Interno c’è quello di dotare Norcia di un distaccamento fisso dei vigili del fuoco, con tempi però che non sono immediati ha osservato Ruggiero. Il sindaco Alemanno, replicando, ha spiegato come il Comune sta vagliando varie soluzioni provvisorie, tra cui una sede adiacente al mattatoio comunale, su cui però ci sarebbero problemi di tipo normativo.
Proprio in occasione della giornata odierna, la direzione regionale dei vigili del fuoco ha diramato un bilancio della propria attività, sia in Umbria che nelle altre regioni. Tantissimi gli interventi effettuati, dai controlli delle lesioni al recupero di generi di prima necessità all’interno delle abitazioni. In alcuni casi è stato necessario intervenire per mettere in sicurezza gli impianti del gas che presentavano perdite con conseguente rischio di esplosioni. Vari i presidi dei vigili del fuoco costituiti presso alcune frazioni di Norcia, con oltre 30 i mezzi operativi dei vigili del fuoco presenti in zona. Altre squadre hanno operato da subito a Preci ed a Cascia ed a Monteleone di Spoleto. L’attività operativa è coordinata dal Comandante Marco Frezza, dal vicario Monopoli e dai funzionari tecnici presenti sul territorio presso i vari centri operativi costituiti per la circostanza (CCS, COM, COC). Altri interventi sono stati eseguiti nel comprensorio di Foligno sia in quello di Spoleto per la presenza di lesioni ai fabbricati, distacchi di gronde e di intonaco. In questi ambiti seppur con metodi speditivi sono state individuate le “zone rosse” cioè quella zona non più accessibile alla popolazione che conseguentemente deve essere alloggiata in altre strutture. Utilizzando inizialmente i locali del Distaccamento Volontario di Norcia è stata creta una base logistica per gestire le risorse dei VVF dell’Umbria e di quelle fatte affluire da altre regioni fino poi alla costituzione di un vero “campo base” per ospitare le oltre 200 unità VF di cui una buona parte proviene da altri Comandi. Da non dimenticare anche gli interventi per la salvaguardia del patrimonio storico, artistico e culturale. Soltanto fino a dicembre erano stati effettuati circa 10mila interventi. In alcuni casi si è dovuto procedere alla demolizione degli edifici anche in questo caso i vigili del fuoco sono stati chiamati ad agire ed alcune attività sono ancora in corso come a Castelluccio ed a San Pellegrino di Norcia impegnando mezzi speciali e personale appositamente preparato. Sono alcune decine le demolizioni sin qui eseguite molte delle quali hanno consentito la riapertura di strade e quindi l’accesso a zone o edifici meno danneggiati.
Alcune lamentele o richieste di chiarimenti sono arrivate dai consiglieri comunali di minoranza (Luca Balsana, Francesco Filippi, Giampaolo Stefanelli e Lavinia D’Ottavio). In particolare Luca Balsana ha chiesto chiarimenti sull’effettuazione della microzonazione di terzo livello, ricordando l’impegno necessari oda qui in avanti per ricostruire un tessuto sociale dopo un sisma di cui non si deve sottovalutare l’entità. Un elogio allo sforzo fatto dalle istituzioni è arrivato da Francesco Filippi, che ha però evidenziato la necessità di strade, lamentando le difficoltà di collegamento con le Marche, ed anche di copertura telefonica, molto carente da Spoleto fino ad Ascoli Piceno. “Abbiamo un sacco di problemi, servono strumenti, molto è stato fatto, ma ora c’è bisogno di un cambio di passo, aiutateci a restare in questo territorio” è stato l’appello del consigliere comunale. Mentre Lavinia D’Ottavio ha sottolineato l’impegno delle istituzioni scolastiche, ricordando però la carenza di partecipazione da parte dell’amministrazione comunale nella gestione dell’emergenza. Più duro e polemico, con riferimenti anche al terremoto del 1979, è stato l’intervento dell’ex sindaco Gianpaolo Stefanelli, che oltre alla poca partecipazione ha contestato alcune scelte fatte dall’amministrazione comunale non condivise, i ritardi che ci sono stati, la questione dei parcheggi, della viabilità, del piano regolatore,delle donazioni e dell’aumento del compenso della Giunta.
Successivamente sono state consegnate, ad altrettanti nuclei familiari, le prime dodici casette nel comune di Cascia, nella frazione di Avendita.Successivamente sono state consegnate, ad altrettanti nuclei familiari, le prime dodici casette nel comune di Cascia, nella frazione di Avendita.