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Ricordiamo Franco Ciri, primo caduto della resistenza folignate. Il saluto alla mamma, poi gli spari dei fascisti

Ricorre domani il 68° anniversario dell’uccisione di Franco Ciri (1922–1943), primo partigiano folignate, ucciso dai fascisti il 26 ottobre 1943. Lo hanno ricordato il sindaco di Foligno e il presidente dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), Manlio Marini. “Nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia non va mai dimenticato il sacrificio di coloro che, come Franco Ciri, contribuirono a ridare all’Italia libertà e dignità combattendo, armi in pugno, lottando contro il nazifascismo. Quando mi sono candidato a sindaco della città di Foligno ho volutamente iniziato questo mio impegno depositando un mazzo di fiori sul ponte di Porta Firenze, proprio là dove Franco Ciri cadde colpito dai fascisti”. Marini, ex sindaco, ha sottolineato come la figura di Franco Ciri “rappresenti per Foligno uno dei simboli più elevati in termini di sacrificio. Durante il 50° anniversario della Liberazione, come sindaco della città, volli organizzare una grande iniziativa celebrativa incentrata intorno alla figura di Franco Ciri, primo combattente folignate per la Libertà. Non a caso, la sezione dell’Anpi di Foligno è intitolata al suo nome”. Giovane di buona famiglia, molto conosciuto ed amato a Foligno, Franco Ciri, educato dalla madre Olga Caputo, secondo principi di libertà e di tolleranza, aveva frequentato da ragazzo il collegio “Lucarini” dei Padri Salesiani di Trevi e poi il Liceo Scientifico “Alessi” a Perugia. Iscrittosi alla facoltà di Ingegneria a Pisa, frequentava già il quarto anno. Durante la seconda guerra mondiale, combatté come soldato dell’esercito italiano in Africa. Alla caduta del fascismo (25 luglio 1943), insieme a tanti altri giovani folignati, Franco Ciri fece la scelta della guerra partigiana, combattendo la guerra di Resistenza sulle montagne del folignate nelle file della Brigata Garibaldi. Tornato clandestinamente a casa per salutare la mamma Olga e le sorelle Graziella e Lolita, la sera del 26 ottobre 1943, alle ore 20,15, mentre cercava di riprendere la via della montagna fu fermato dai fascisti all’altezza del ponte di Porta Firenze ed ucciso con colpi di arma da fuoco, proprio di fronte a quella via, che dalla Liberazione della città (16 giugno 1944) porta il suo nome.