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Regioni: fuori Bartolini, dentro (ma solo negli uffici) il consulente

Palazzo Donini, sostituzione quando la partita si avvia ormai alla conclusione: fuori Antonio Bartolini, dentro un consulente esperto in materia comunitaria. Solo che a succedere al professore, passato all’Aran, non è stato chiamato un altro assessore, ma un tecnico esperto per sopportare il presidente facente funzioni Fabio Paparelli, rimasto in Giunta con altri due soli assessori.

Il consulente in realtà circola per gli uffici della Regione da luglio, ma il suo incarico (sino a fine novembre) è partito ufficialmente l’8 agosto, praticamente in concomitanza con i saluti di Bartolini.

L’ultima trovata dell’Amministrazione regionale targata Paparelli & Co. che genera seri dubbi sulla sua legittimità, è datata 8 agosto ed è una determina dirigenziale (n. 8034)
che autorizza la nomina di un consulente esterno a supporto delle attività legate alle numerose, se non ingestibili, deleghe assessorili dello stesso presidente Fabio Paparelli” attacca il consigliere regionale del gruppo Misto (Umbria Next), Sergio De Vincenzi. Secondo il quale, “già così la questione prende una piega quasi comica, tenendo conto che la Giunta regionale, già fortemente decapitata, è stata ulteriormente alleggerita dalle dimissioni dell’assessore Antonio Bartolini che abbandona la nave in un momento così delicato, lasciando sui tavoli di Palazzo Donini deleghe fondamentali per l’operatività degli organi regionali”.

Anche perché Bartolini, dopo l’arresto di Luca Barberini, aveva assunto dall’allora presidente Catiuscia Marini le deleghe alla Sanità. Così da dover gestire tutta la complessa partita dei concorsi, che dovrebbero sbloccarsi dopo la messa a punto delle nuove procedure per arginare quanto emerso nell’indagine sulla Sanitopoli perugina.

A questa ulteriore ferita politica – commenta De Vincenzi – si contrappone il supporto di un consulente esterno, che diventerà una figura di disbrigo pratiche per conto del presidente, pagata 16mila 660 euro per 4 mesi di attività. Altra questione incomprensibile, e che getta seri dubbi sulla liceità dell’atto, è che la nomina sembra avere un valore retroattivo: la determina dirigenziale che ufficializza il rapporto di consulenza è datata, come detto, 8 agosto 2019. Ma l’incarico prende avvio il primo luglio 2019. Quindi – continua il consigliere di opposizione -, alla data di ufficializzazione del rapporto, il consulente in oggetto aveva già prestato una prima mensilità di collaborazione, praticamente in condizione di semi-clandestinità. Un modus operandi – conclude De Vincenzi – divenuto un ‘marchio di fabbrica’, che si aggiunge alla collezione di stranezze compiute da questa Giunta che, ormai, ha rotto ogni freno inibitorio, in vista di una prossima e disastrosa fine”.