Gubbio e Gualdo

Pressa portata via “in silenzio” da stabilimento Saxa, scoppia polemica “Pretendiamo chiarezza”

E’ bastata una pressa, portata via dallo stabilimento Saxa (ex Tagina) di Gualdo Tadino a scatenare la polemica e riaccendere l’attenzione e la preoccupazione per le sorti dell’azienda.

I sindacati prima – Filctem Cgil e Femca Cisl – e le opposizioni consiliari poi (FI, Lega, SiAmo Gualdo-Fd’I e Cappelletti Sindaco) hanno puntato il dito su questa singolare vicenda avvenuta nelle ultime ore, sembrerebbe “all’insaputa di dipendenti e sindacati. Se questo corrispondesse a realtà, ne vorremmo conoscere la motivazione e, soprattutto, perché nessuno ne sapesse nulla”.

Sullo sfondo, intanto, c’è la cassa integrazione che sta giungendo alla fine e non sono ancora arrivate novità sulla sorte dei 110 dipendenti una volta scaduto il termine del 31 dicembre 2023. “L’azienda ora non parla – aggiungono le minoranze – dopo le rassicurazioni iniziali dell’Ad su una possibile ripartenza, ora il silenzio assoluto e fatti che cozzano con le tante, quanto vane, promesse. “Silenzio – ribadiscono – anche sull’interesse, da parte di un’azienda modenese, di cui aveva parlato il presidente Borromeo, all’acquisto dell’impresa gualdese: che fine ha fatto questo ipotetico acquirente? Esisteva davvero o si trattava di una favola raccontata ai dipendenti per dare loro l’ennesima falsa illusione?”.

Il Consiglio comunale aperto – sottolineano i consiglieri di FI, Lega, SiAmo Gualdo-Fd’I e Cappelletti Sindaco – è stata l’ultima occasione per potere parlare di Saxa, poi il silenzio assoluto di sindaco e assessore. Anzi ad onor del vero va detto che Amministrazione comunale e sindacati, qualcosa, purtroppo risultata solo ideologica e demagogica, hanno detto: hanno accusato di inerzia la Regione, rea di non aver istituito un tavolo di crisi aziendale. Era solo un triste teatrino, i cui attori protagonisti interpretavano il ruolo degli scaricabarile”.

Qui non si tratta più di una crisi aziendale ‘ordinaria’: – concludono – siamo di fronte ad uno scenario che assume, sempre più, connotazioni drammatiche e tinte poco chiare. Se le uniche notizie ottenute pubblicamente parlano di un ipotetico smantellamento silenzioso dello stabilimento, con i dipendenti appesi ad un filo che chiedono legittimamente di conoscere le proprie prospettive, crediamo che sia nuovamente giunto il momento di chiedere pubblicamente un altro Consiglio aperto, che possa far chiarezza su questa ennesima batosta per il nostro territorio”.