Cronaca

Pokemon Go Perugia, una notte a “caccia” | “Pikachu contro lo spaccio” ma occhio agli incroci

“Ma ti rendi conto che ha trovato Abra e non m’ha chiamato?”. Nell’estate 2016 dell’esplosione del Pokemon Go questo sarebbe abbastanza per rompere un’amicizia. Ma non c’è tanto tempo per starci a ragionare su perché c’è la caccia da portare avanti. Impressionante. Mai visto nulla di simile.

Economia del Pokemon Go. Del resto nulla di simile è mai esistito, questa applicazione della Nintendo basata sulla realtà aumentata è già qualcosa destinata ad entrare nella storia. Quella dei numeri sicuramente. Per la gioia dell’azienda giapponese specializzata in console che di aumentato (e di brutto per il momento), ha il valore azionario: il titolo è più che raddoppiato nelle ultime due settimane ed oltre a Nintendo, altre società coinvolte stanno registrando impennate in Borsa. E intanto c’è chi pensa a come sfruttare economicamente questo “inseguimento” virtuale che mobilita migliaia e migliaia di ragazzi in ogni città, Perugia compresa. Ristoranti che sperano di diventare “palestre” dove far lottare i Pokemon o alberghi e esercizi commerciali pronti a promettere “qui da noi ne trovate a bestia”.

La fenomenologia della ricerca dei Pokemon non può non affascinare. Ci manca Eco come non mai. Del resto lo aveva predetto “Spesso, di fronte a un fenomeno sconosciuto, si reagisce per approssimazione: si cerca quel ritaglio di contenuto, già presente nella nostra enciclopedia, che bene o male sembra rendere ragione del fatto nuovo. Un esempio lo troviamo in Marco Polo, che a Giava vede dei rinoceronti. Ma si tratta di animali che lui non ha mai visto. Siccome la sua cultura gli metteva a disposizione la nozione di unicorno, come appunto di quadrupede con un corno sul muso, egli designa quegli animali come unicorni”(Kant e l’ornitorinco, Bompiani 1997). Ma qui siamo davanti all’ornitorinco appunto, “che pare fatto apposta per mettere in crisi molte teorie della conoscenza”.

Origini. Immaginate gruppi di ragazzi nel cuore della notte che vagano come rabdomanti in cerca dell’acqua con il telefonino in mano, unico  stargate possibile, per ricondurli al mondo delle creature di cui vanno a caccia. E’ come una Narnia ma senza l’armadio dove entrare. Ogni posto, luogo, via, parco cittadino, diventa la scena del “film” che si vive. E’ come “La storia infinita” senza il libro, o la versione digitale di Jumanji. Sono gli “Strange days” di Cameron, ma in versione cartoon, insomma, abbiamo cercato di rendere l’idea ma basta che usciate stasera di casa, ovunque voi siate, e vedrete almeno un gruppetto di giovani che fanno cose strane e si appartano in auto (e non per le effusioni), che magari assediano il vostro giardino o sono convinti che nella cuccia del vostro cane ci sia uno “Zubat” o che il monumento sulla vostra via sia un Pokéstop. Se volete saperne di più ed entrare in contatto con la “scena regionale” basta che su Facebook cerchiate il gruppo “Pokemon Go Umbria”.

Pokemon…GO. Ieri notte ci siamo aggregati ad una “battuta di caccia” perugina. Voi forse non lo sapete ma i Pokemon adorano la zona di viale Centova e il centro storico. Tutta la zona dalla palestra per intenderci, fino al percorso verde è una sorta di Bengodi degli allenatori di mostriciattoli virtuali. Si trovano a gruppi, gli amanti del genere, si radunano e poi si sparpagliano. Si passano informazioni. Si incontrano negli angoli più bui. Gli stessi dove si vedevano spacciatori ora sono invasi da gruppi innocui di ragazzi che in fondo non fanno altro che giocare. Per farlo stanno all’aria aperta, camminano e si avvicinano a qualche monumento. E chi avrebbe mai detto che Pikachu avrebbe contribuito a risolvere uno dei più annosi problemi del capoluogo? Fa sorridere certo, ma come diceva sempre Eco, applichiamo alle cose le categorie che conosciamo e allora ci viene in mente che forse un senso tutta questa storia può averlo, e allora ben vengano i mostriciattoli nel centro storico e sopra i monumenti e magari nelle zone che la comunità intende riprendersi.

Pokemon…STOP. Ma insieme a tutto questo abbiamo individuato anche la falla. Ad un certo punto la mappa mentre camminiamo ci segnala un punto di interesse per la partita al centro di una delle rotatorie più trafficate della città. Proprio all’imbocco del raccordo autostradale. Nei dieci minuti che siamo rimasti appostati abbiamo visto gente avventurarsi a piedi nell’incrocio dove non è previsto camminamento pedonale, qualche auto schivarli con grado di rischio rosso fuoco e auto rallentare, piantarsi sul “dare precedenza” e creare ingorghi. “No buono” ci viene da dire.

In Giappone hanno regolamentato. Leggiamo su “Ilsole24ore” di oggi che il governo giapponese ha lanciato una campagna per la sicurezza del pubblico e di chi cerca di “catturare” personaggi virtuali in contesti reali riprodotti sul piccolo schermo, emanando una serie di raccomandazioni attraverso il National Center of Incident readiness and Strategy for Cybersecurity: lo stesso capo di Gabinetto Yoshihide Suga è intervenuto ieri per invitare tutti a rispettare le regole, la prima delle quali è – ovviamente – quella di non entrare in aree proibite. Non si deve giocare, poi, utilizzando mezzi di trasporto personali, come la bicicletta: anzi, meglio non farlo camminando, per non rischiare incidenti se ad esempio non ci si accorge di un semaforo rosso. Le società ferroviarie hanno anch’esse lanciato una campagna informativa, raccomandando soprattutto di non giocare camminando sulle piattaforme accanto ai binari.