Foligno

Record Pm10 a Foligno, l’allarme di Legambiente: “Servono interventi strutturali”

Allarme pm10 a Foligno. La situazione è sottolineata da Legambiente, che evidenzia il tema. “Due sono i principali fattori che contribuiscono ad alzare i livelli di PM10 ogni anno – dice Legambientespecialmente in questo periodo, città: traffico e riscaldamento“. 

Dallo studio di caratterizzazione delle polveri svolto da ARPA  si evincerebbe come a Foligno traffico e combustione di biomasse siano responsabili rispettivamente per il 19,5% e per il 22,3% delle emissioni dirette di PM10 dell’aria, cui si aggiungono componenti naturali e aerosol secondari, mentre nel folignate manca del tutto la componente inquinante dovuta all’industria.

fonte: ARPA UMBRIA Identificazione di sorgenti di particolato atmosferico locali e a lungo raggio in Umbria Report attività 2016

Biomasse legnose

In questi ultimi anni poi l’incidenza della combustione delle biomasse legnose è sicuramente aumentata in quanto le crisi economiche hanno favorire l’uso del legname perché a buon prezzo, rispetto agli altri tipi di riscaldamento domestico, e la attuale crisi sanitaria da Covid ha inoltre costretto le persone a casa con un conseguente consumo maggiore degli impianti di riscaldamento domestici.

I dati della centralina di Porta Romana

La centralina folignate di Arpa a Porta Romana  quindi ha fatto registrare record negativi nei PM10 a dicembre, i più alti della regione, prima dell’arrivo delle piogge, valori assoluti più alti perfino della città di Terni; il 2020 si conclude con 43 sforamenti annuali, terza nella triste classifica dietro a Terni Le Grazie (44) e Terni Borgo Rivo (52) e con i giorni che vanno dal 20 al 22 dicembre che segnano i record regionali rispettivamente di 155, 142 e 155 microgrammi al metro cubo, valore medio nella 24h.

Non solo. Anche il dato delle polveri ultrafini, le PM2.5 mostra una crescita, registrando a Foligno il secondo dato medio più alto della regione.

“Servono misure strutturali contro il pm10”

E’ chiaro che servono misure strutturali efficaci e che la situazione non può essere risolta con la  solita  ordinanza base del comune di Foligno che poi quando si verificano le condizioni emergenziali (tre superamenti consecutivi e previsioni negative) scatta il   “blocco del traffico” , con tutte le deroghe del caso,  con ulteriore indicazione   di limiti alla temperatura interna degli edifici. Disposizione  peraltro poco pubblicizzate e  difficili da reperire  nel sito web del Comune. Tra l’altro vorremmo capire quanti controlli vengono fatti in merito e di conseguenza quante multe sono state comminate ai contravventori“, dice Legambiente.

Le necessità contro il Pm10

Per l’associazione ambientalista servirebbe urgentemente “aggiornare, ma soprattutto applicare in modo coerente, il piano regionale sulla qualità dell’aria e che questo comporti, finalmente, strumenti per un drastico cambiamento a livello di trasporti, come mai in precedenza in questa Regione, con limitazioni del traffico veicolare vere e ampie (a Foligno delle circa 40mila auto immatricolate un terzo ha classificazione inferiore a EURO3) e quindi:  rendere effettivo lo shift modale del 20% sull’asse perugia – spoleto previsto dal Piano Regionale per la Q. dell’aria (misura M2T01, pag. 85 piano);  l’approvazione (e predisposizione da parte della Giunta) della “Legge regionale per il miglioramento della qualità dell’aria” (misura E0E01: “Legge regionale per il miglioramento della qualità dell’aria. La giunta regionale, entro 12 mesi dall’approvazione del Piano, predispone un disegno di legge per il miglioramento della qualità dell’aria che individui strumenti attuativi per il raggiungimento degli obiettivi del Piano anche attraverso la definizione di obblighi e sanzioni”), misura rispetto alla quale la Regione è – a dir poco – ampiamente inadempiente (il piano è del 2013)”.

Misure sui riscaldamenti

Secondo Legambiente servirebbero anche “misure adeguate dal lato dei riscaldamenti, in particolare per la combustione della legna, misure che inizino a  vietare e/o a limitare le vecchie tecnologie poco efficienti e molto inquinanti. Basterebbe infatti seguire l’esempio di altre Regioni come il Veneto e l’Emilia Romagna, mettendo in campo controlli efficaci, e, sempre, accompagnando le misure all’informazione diffusa e puntuale dei cittadini, comunicando sia i rischi per la salute che le azioni che singolarmente si possono fare per limitare il problema“.