Cronaca

Piccolo Carro, i legali discutono al Tar per riavere le autorizzazioni pubbliche

Dopo il dissequestro penale, gli avvocati Giancarlo Viti e Massimo Marcucci avevano fatto ricorso al Tar contro la revoca delle autorizzazioni alla cooperativa Piccolo Carro. Martedì mattina i legali hanno discusso dinanzi ai giudici sostenendo che la società non esercitava alcuna attività fuori dalle autorizzazioni che aveva e che, non esiste alcun vuoto normativo, come invece emerso in primo tempo nell’inchiesta penale.

La tesi della difesa In particolare, secondo la lettura degli avvocati, Piccolo carro avrebbe svolto solo “attività sociale educativa anche con rilevanza sanitaria” e non prestazioni sanitarie a rilevanza sociale. Anche se, Viti e Marcucci, hanno individuato un “confine molto labile” tra le due possibilità.

Nello specifico, “il criterio per stabilire se una prestazione rientra in una tipologia o nell’altra – scrivono – è verificare se il soggetto ha o meno una malattia cronica” e quindi, “al contrario della semplicistica ricostruzione fatta dalle amministrazioni comunali, il criterio distintivo non è per niente collegato al pagamento della retta, atteso che in alcuni casi esiste una compartecipazione tra Comune e Usl” e “tutte le prestazioni che non hanno la finalità di conservare le capacità residue di un paziente o di impedire il peggioramento del suo quadro clinico, possono rientrare nell’ambito dell’attività sociale e le due prestazioni possono anche essere svolte da personale non sanitario”.

In altre parole, Piccolo Carro non farebbe nulla di illecito. I giudici del tribunale regionale dell’Umbria si sono riservati una decisione in merito che renderanno nota nei prossimi giorni.

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