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Omofobometro, Sciamanna: vogliono “normalizzare le patologie”

Il quesito XIV del questionario stilato dall’Università d Perugia per conto della Regione, da distribuire in 54 scuole medie e superiori (quello in cui si chiede “Come definiresti il tuo orientamento sessuale?”, con sei risposte possibili: “Esclusivamente eterosessuale, prevalentemente eterosessuale, bisessuale, prevalentemente omosessuale, esclusivamente omosessuale, asessuale”) non va proprio giù a chi si oppone a questo mezzo per condurre la campagna contro omofobia e discriminazioni di genere. Anche perché nel test, definito “l’omofobometro“, a parte una prima serie di domande sulla donna, poi si chiede ai ragazzi, in modo diffuso e circostanziato, cosa ne pensino di gay e lesbiche. Ragazzi che, nel caso delle medie, non hanno ancora compiuto 14 anni.


Orientamento e discriminazione sessuale, nelle scuole arriva l’omofobometro


Insorge il Popolo della Famiglia, con il presidente umbro Marco Sciamanna che parla di mancanza di rispetto verso quei soggetti che non ha siglato il protocollo in Regione. Per Sciamanna, in realtà uno degli obiettivi, “nemmeno troppo velato, che si prefigge tale questionario è di mettere sotto processo la libertà di opinione dei ragazzi e delle famiglie, nascondendosi dietro il tema serio e importante del bullismo, per promuovere sempre più il pensiero unico, sfruttando il canale istituzionale delle scuole. Chiediamo che i dirigenti scolastici che decidono di portare questo progetto nella loro scuola, diano chiare indicazioni e spiegazioni alle famiglie, in ordine alle indicazioni contenute nel PTOF sul consenso informato”.

“Il mondo politico deve contrastare questo modo, apparentemente garbato, di voler normalizzare le patologie e come non può esistere la “bidemocrazia non crediamo che sia possibile autorizzare, nel campo educativo, esperimenti così spudoratamente ideologici” conclude Sciamanna. Dove quel termine “patologie” finirà per innescare nuove polemiche.

E la vicenda è così clamorosa da indurre a tornare al dibattito politico regionale anche Maurizio Ronconi:  “C’è da chiedersi – afferma l’ex senatore – perché la regione non si impegni a fare la Regione e a  proporre accettabili soluzioni  ai cittadini umbri invece di spericolarsi in iniziative che producono anche questionari cervellotici ed impresentabili per gli studenti della nostra regione. Questi sono gli effetti di invasioni di campo non richieste e di ricerca di protagonismo educativo che accantona invece una seria e solida proposta culturale di cui invece ci sarebbe straordinario bisogno. Una iniziativa non ponderata – conclude – che riesce nell’impresa di offrire una sponda a quella parte intollerante che della polemica fa l’unica ragione di presenza politica“.