Cronaca

Omicidio Altotevere, Katia si è ribellata all’uomo di cui si fidava e che l’ha massacrata di botte

Katia dell’Omarino è stata uccisa barbaramente. Picchiata senza pietà dal suo assassino poi colpita alla testa, più volte e poi finita con un colpo mortale tra la nuca e l’orecchio. E’ stato un omicidio di violenza inaudita, preceduto da numerose percosse, a mani nude prima e con un corpo contundente per scagliare il colpo fatale alla donna.

Lei si è ribellata. Ha lottato, lo testimoniano le ferite “da difesa” trovate sul corpo. Ma non è riuscita a liberarsi e fuggire da quella scarica di colpi che le piombavano addosso. Questo ha rilevato l’autopsia eseguita al San Donato di Arezzo dal medico legale Marco di Paolo e dalla genetista Isabella Spinetti sul corpo della vittima rinvenuto a martedì lungo il torrente Afra a Sansepolcro. Ora si attende l’esito degli esami di laboratorio, in attesa di rintracciare quella firma indelebile che l’assassino potrebbe aver lasciato sul corpo della 41enne in preda a quello che ha tutti i contorni di un raptus crudele sfociato in un delitto d’impeto forse in esito ad una discussione.

Ma i contorni sono foschi, ancora tutti da chiarire, i punti fermi sono che Katia doveva probabilmente conoscere chi l’ha uccisa, tanto da decidere di lasciare la sua auto nel parcheggio delle piscine e salire nella macchina dell’omicida e con lui raggiungere il greto del fiume. Una volta fuori dall’auto il suo carnefice ha iniziato a picchiarla. Gli occhiali che la donna indossava sempre sono stati trovati a terra, intatti, forse volati via al primo schiaffo e all’inizio della colluttazione. Impossibile altrimenti che non finissero infranti sotto i colpi di quella mattanza.

Cosa è accaduto a Katia tra la mezzanotte del 10 luglio (ora in cui Katia sarebbe stata avvistata a Lama di San Giustino), e le 3.30, ora in cui il fratello Paolo ha chiamato la sorella al cellulare, senza però ricevere risposta? E’ il giallo attorno a cui si concentrano le indagini degli inquirenti. Al vaglio ci sono i tabulati telefonici, forse la donna ha avuto contatti telefonici con l’omicida per fissare orari e luoghi dell’appuntamento. Anche filmati delle telecamere sul possibile tragitto compiuto dall’auto del killer sono al vaglio, così come all’appello manca ancora l’arma del delitto. Quel corpo contundente (forse un arnese del kit d’emergenza dell’auto) non è mai stato trovato, così co,e il cellulare della donna fatto sparire e di cui invece vi è certezza che la vittima avesse con se fino a poco prima.

Su Facebook il messaggio della cognata “Questi giorni non ho messo nulla per rispetto al dolore che ha colpito la nostra famiglia perchè Katia era una di famiglia, una persona fragile bisognosa di affetto a volte ti stava accanto ore per fare due chiacchiere ma semplice e spontanea. Ricordo le belle serate  e voglio ricordarla cosi’ <3 un abbraccio e che tu possa riposare in pace”