Non c’è niente di più bello che passare le calde notti d’estate seduto in centro a sorseggiare un cocktail e a fare quattro chiacchiere con gli amici. L’Acropoli in questo periodo dell’anno è particolarmente frequentata e bar e locali aperti durante le ore serali vengono presi di mira dai cittadini in cerca di divertimento. Un po’ di musica, due risate e la serata è risolta. Ma la storia è sempre la stessa: da una parte i locali che vogliono vendere “divertimento”, dall’altra i residenti che sognano notti silenziose e che lamentano qualche decibel di troppo a un’amministrazione che deve ascoltare e tutelare entrambe le categorie. In altre parole, la diatriba tra movida e coprifuoco.
Sono proprio gli esposti presentati al Comune l’incubo notturno dei gestori dei locali dell’Acropoli. Èd è proprio di questi giorni un’ordinanza del sindaco Romizi che impone “l’immediata inibitoria dell’utilizzo delle terrazze esterne del medesimo pubblico esercizio, fino alla revoca del presente provvedimento“. In poche parole, la chiusura, forse temporanea, di un’attività commerciale nel centro storico di Perugia gestita da giovani che hanno voluto investire sul territorio.
L’ordinanza. A seguito di più esposti, l’area risorse ambientali, Smart city e innovazione del Comune di Perugia, ha chiesto all’Arpa una verifica fonometrica con lo scopo di verificare il rispetto dei limiti del livello di rumorosità prodotta dal locale che si trova nel centro storico. Cosi, fatto rilievi dall’appartamento di uno dei firmatari degli esposti nella notte di un venerdì tra il 17 e il 18 giugno, è stato stabilito che “la sorgente sonora identificata durante la misura fonometrica, era costituita dalla produzione di musica di sottofondo e dal chiacchiericcio degli avventori che sono andati progressivamente affollando la terrazza durante il corso della serata“. Non concerti musicali live, ma uno stereo acceso in filodiffusione condito dalle chacchiere dei clienti che arrivata l’estate, hanno pensato bene di passare una serata nel centro storico.
Stop temporaneo. L’atto comunale ordina, oltre al blocco dell’attività, di adottare tutti gli ulteriori accorgimenti tecnici necessari a riportare i valori di rumorosità entro i limiti previsti dalla normativa. Così il titolare del locale ha comunicato al Comune di aver provveduto a mettere tutto a posto secondo le regole ed è ora in attesa di sapere se l’ordinanza del blocco sarà o meno revocata, magari permettendo nuovi rilievi fotometrici che dimostreranno che il locale è a norma. Insomma, ancora non è detta l’ultima parola.
Questione di decibel.