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MONS. FONTANA SU SCANDALO BERLUSCONI: “CHI E' NONNO NON FACCIA IL MACHO NON SI PUO' LEGITTIMARE L'ADULTERIO”

di Marco Politi

Non si può legittimare l'adulterio”. Monsignor Riccardo Fontana, arcivescovo di Spoleto appena promosso dal Papa alla sede di Arezzo, reagisce così alle lettere di protesta dei fedeli che Avvenire pubblica sullo scandalo Berlusconi, sottolineando: “C'è una trasgressività che ripugna al sentimento comune”. Parlare con monsignor Fontana, toscano, sessantadue anni, significa entrare nel mondo silenzioso e ramificato di quei duecentoventisei vescovi diocesani italiani (senza contare un altro centinaio abbondante di presuli in pensione), che stanno vivendo l'esibizionismo erotico berlusconiano con estremo imbarazzo. E' un mondo che tendenzialmente non vuole prendere posizione politica pro o contro il governo, che non vuole apparire schierato a favore della maggioranza o delle opposizioni, ma sente montare il disgusto e non può accettare un premier che frequenta minorenni o dà istruzioni a una escort su quante volte masturbarsi.

Monsignor Fontana qual è lo stato d'animo che si manifesta tra i suoi fedeli? “Avverto turbamento. Guardi, io sono convinto che sia opportuno tenere bassi i toni ed è bene che i ruoli istituzionali siano tenuti fuori dalla bagarre”.

Ma c'è anche un ruolo dei vescovi. “Ecco, noi vescovi non siamo né di destra né di sinistra. La Chiesa sta in alto. Noi dobbiamo volare alto”.

E dunque cosa pensate? “Esprimersi non significa lapidare nessuno, ma affermare la dottrina della Chiesa. E qui in Italia si pone una grande questione educativa. Allora noi vescovi ci domandiamo che effetto fanno sui giovani certe vicende. Quali messaggi di comportamento vengono comunicati?”.

Quindi, in tutti questi scandali? “Per noi conta il messaggio educativo. Nessuno – tanto per usare un'espressione che non mi piace per niente – vuole guardare dal buco della serratura”.

Il direttore di Avvenire sostiene che va data voce al desiderio forte e irrinunciabile che i nostri politici siano sempre all'altezza del proprio ruolo. “Mi riconosco esattamente in questo modo di esprimersi. Chiediamo che sia mantenuto un certo livello. Ma come si fa a pronunciare certe battute sulla materia familiare? Com'è possibile parlare di santità, che è un tema così alto? Lasciamo stare… Non si possono trattare certi argomenti suscitando consensi da caserma. Chi ha l'età di un nonno si comporti da nonno e non come un diciottenne. E non si strumentalizzino i mass media per far passare come cultura condivisa ciò che ripugna al sentimento comune e alla dottrina cattolica, che non ammette trasgressività in materia familiare”.

Che cosa vi aspettate? “Un comportamento conforme agli stili di vita, alla fede degli italiani. Non si può avvalorare un certo machismo”.

Dalle lettere pubblicate su Avvenire emergono amarezza, rabbia, sofferenza dei cattolici più vari. “La gente comune è irritata. Non è che si possono accettare certi discorsi su belle figliole e imprenditori pieni di soldi. Io credo che il suo entourage, con garbo, queste cose dovrebbe farle sapere al presidente del Consiglio. Voglio essere chiaro. Sono contrario alle polemiche pubbliche. Nessuno giudica la persona, tra l'altro io non so niente. Il problema è di un'immagine pubblica che non educa la gioventù”.

Qual è la sua conclusione? “Lui, che è così attento alla riforma della scuola, ci aiuti a far capire che la trasgressione – che pure fa parte della storia umana – non è una proposta da presentare. E meno che mai la televisione deve farla passare come un fatto lecito. Sui giovani e l'educazione il Papa ha detto tante cose importanti e vorrei che fossero un punto di riferimento per tutti”.

Sul giornale dell'episcopato un prete accusa voi vescovi di essere stati finora troppo in silenzio sullo scandalo del premier e delle escort? “Noi parliamo nelle nostre sedi. Io parlo nella mia cattedrale, nel mio territorio. Nessuno tra noi ha voglia di protagonismo. Non sono stato mica io a chiamare lei, che è un giornalista!”.

Qual è allora il compito dei vescovi? “Avere il coraggio di indicare il bene comune. Richiamare tutti alla funzione educativa: che siano politici o ambienti bancari. E quando parlo di bene comune mi riferisco a principi condivisi della cultura cristiana e anche della stessa cultura costituzionale. L'adulterio non è un fatto lecito per la tradizione e l'identità culturale del nostro Paese. Non possiamo ridurre la questione a una pochade”.

(per Repubblica.it)