Cultura & Spettacolo

Spoleto59, Jeff Mills e Roma Sinfonietta per una Piazza Duomo delle grandi occasioni

E alla fine il Dj Jeff Mills è passato da noi, al Festival dei Due Mondi. Ora magari ci si aspettava decibel sparati da casse alte come un palazzo di due piani e giovani scalmanati a causa di sostanze chimiche e liquide a piacere, balli sfrenati e il solito campionario di nefandezze legato al fenomeno “rave”. Ma si vede che Spoleto ha in se degli anticorpi che sanano anche le più resistenti forme di modernismo e contemporaneità. E così Jeff Mills, osannato musicista di Detroit, superstar della Techno a livello mondiale, si è fermato a Spoleto per la sua unica tappa italiana, ma con al seguito una orchestra sinfonica completa, la Roma Sinfonietta diretta da Gabriele Bonolis.

In una Piazza Duomo strapiena come solo si vede in occasione del Concerto finale del Festival, con giovani venuti da tutte le parti (molti dalle regioni vicine) ma anche con buona parte degli abituè di Piazza Duomo e del Due Mondi, Mills offre all’ascolto il suo nuovo progetto Light from the Outside World. I più grandi classici del repertorio del Dj di Detroit, da sempre eseguiti in discoteca, sono stati riportati sugli spartiti, grazie anche alla collaborazione con il compositore Thomas Russell. L’orchestra non è più così parte esterna e subordinata alla performance di Mills, ma diviene figura centrale, con partiture appositamente scritte.

Il leggendario Dj si inserisce perfettamente in questo accordo sinfonico, utilizzando microfoni che registrano l’ensemble dell’orchestra e sintetizzatori, come la famosa “Roland TR 909”, che modificano e amplificano i suoni riprodotti dai 57 elementi. Mills regala così, ogni volta, un’esecuzione in live-show e un’unica e inimitabile performance musicale.

L’uomo della “discoteca” si presenta sul palco di Spoleto vestito di tutto punto con un completo total black d’ordinanza come per i grandi concerti classici. Parodiando Beppe Grillo si potrebbe dire che Mills è talmente mite nell’aspetto “che la sera mangia un brodino”. Si sistema in una isola tecnica a lato dell’orchestra, piena di giocattoloni elettronici che solo un ingegnere della Nasa sa maneggiare e con un viso ieratico, quasi da bonzo tibetano, da l’avvio al temuto “unz unz” paventato dai pasdaran e dai censori militanti di Piazza Duomo nelle settimane scorse. Ma, miracolo, al posto dei colpi tremendi di basso dalle casse, un pò più basse di un palazzo,  escono note di tutt’altra natura. Il sottofondo techno c’è e si sente ma come detto non è assolutamente fuori dal contesto della partitura per orchestra eseguita dalla Roma Sinfonietta. Una sorpresa che in qualche modo lascia in sospeso anche i meno “duri” della techno presenti in piazza. Ma la fede in Mills è totale e nessuno ci pensa un attimo a contestare. Ed avviene così il miracolo della trasformazione dell’abbrutito ragazzaccio da “sottocassa” a colto e fine intenditore di contaminazioni tra contemporaneo e classico. La natura indomabile dei ballatori seriali però non è facile da estirpare e come una impronta primigenia li obbliga tutti a muovere impercettibilmente la testa e le gambe a tempo di musica, fino a dimenarsi e a gridare a perdifiato quando qua e la Mills spara qualche “unz unz” di richiamo. Il grido di battaglia per la Tribù che balla.

E al bis inevitabile,  chiamato a gran voce dal pubblico osannante, tutto si scatena inclusi i professori d’Orchestra della Roma Sinfonietta che come consumati rocker si mettono a suonare in piedi ormai travolti dal beat ritmico di Mills

Jeff Mills è passato da noi, al Festival dei Due Mondi, e qualcosa di nuovo è comunque successo

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Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)