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Matrimonio gay, Sindaco Perugia dice no

E’ notizia di oggi che il Sindaco di Perugia Andrea Romizi ha deciso di rifiutare la trascrizione dell’atto di matrimonio contratto all’estero di una coppia gay perugina. Una “scelta tutta politica“, dicono da Omphalos, che quest’ultima valuta “negativamente anche alla luce delle recenti sentenze italiane e europee in materia”.
Omphalos Arcigay Arcilesbica ha supportato la coppia in tutto l’iter della richiesta di trascrizione – commenta Patrizia Stefani, co-presidente dell’Associazione – partecipando anche ad un incontro preparatorio con il Sindaco di Perugia. Proprio in quella sede il Sindaco si era dimostrato possibilista ed aveva rassicurato che non aveva, a livello personale, nessun problema a procedere e che avrebbe preso tutte le informazioni necessarie per eventualmente trascrivere. Evidenetemente i suoi consiglieri, la sua appartenenza politica oltre alla paura delle critiche dagli ambienti della destra cattoconservatrice lo hanno bloccato, è un vero peccato per lui e per Perugia”.
In molte città italiane, riferisce Omphalos, le trascrizioni dei matrimoni gay contratti all’estero sono già realtà da tempo. Molti sindaci anche di centro destra hanno deciso di svolgere a pieno il proprio ruolo tutelando tutti i cittadini senza distinzioni. La coppia perugina ha ora annunciato ricorso in tribunale e Omphalos sarà al loro fianco per sostenere questa importante richiesta di uguaglianza. Da Palazzo dei Priori, il sindaco dal canto suo ha riferito di aver seguito quanto stabilito dalla legge, pur ritenendosi vicino ai sentimenti della coppia. Quanto fatto da altri primi cittadini italiani, per Romizi al momento resta una “forzatura“, pur dichiarandosi aperto a cambiare idea nel caso la stessa legislazione in materia cambi.
Nonostante diversi tribunali si siano già espressi ordinando ai Comuni di procedere alle trascrizioni – conclude Emidio Albertini, co-presidente di Omphalos – il Sindaco Romizi ha deciso di ignorarli appellandosi all’assurda circolare del Ministro Alfano, che è stata recentemente sconfessata anche dal TAR del Lazio. Questo è per noi un segnale chiaro. Il nostro primo cittadino non ritiene che a Perugia tutti debbano essere degni di uguaglianza e pari diritti, ed è un duro colpo per una città con una lunga storia di inclusività, accoglienza e apertura. Stiamo tornando indietro“, concludono dall’associazione.