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“Mancati acrobati”, grazia (e veemenza) di evoluzioni in versi

Con il naso all’insù, ad ammirare le evoluzioni dei “Mancati acrobati”. La grazia dei gesti, le loro imperfezioni, il coraggio. L’occasione per svelare insieme all’autrice, Martina Pazzi, i segreti di questa sua prima raccolta di poesie, è stata offerta dalla presentazione del libro, finemente illustrato da Sandro Natalini ed edito da Bertoni, che si è tenuta a Perugia alla libreria di Umbrò. Con la poetessa Martina Pazzi, Costanza Lindi, che ha curato l’editing del volume per Bertoni Editore, e Maria Borio, membro del comitato scientifico di “Umbrò cultura”.

Versi intimi, personali, che Martina Pazzi ha scritto per sé, nella costante ricerca di capirsi, di dare forma e oggettività a momenti della sua esistenza così da poterli guardare dall’esterno, senza perdere però il proprio legame con essi. Una ricerca che non si conclude mai con un approdo sicuro e stabile, ma che proprio per questo suscita nel lettore una naturale simpatia verso i “Mancati acrobati” e un’ammirazione per la loro determinazione.

“Le poesie di Pazzi – scrive Anselmo Roveda nella sua prefazione, scritta in una notte di luna non intera ma enormesi danno all’altro con una pacata ma tenace veemenza, figlia forse della ricerca dell’equilibrio nella decisiva tensione tra pazienza e urgenza”.

Versi privati, che quasi casualmente sono stati letti da Costanza Lindi e che Bertoni Editori ha voluto offrire al pubblico dei lettori, scommettendo su questa giovane scrittrice alla sua prima opera. Scegliendo un’elegante versione grafica, inusuale già dal formato adottato per valorizzare, accanto alle parole, la loro resa iconografica attraverso le misteriose (e pure altamente evocative) immagini create da Sandro Natalini.