Spoleto

“Mamma positiva al Coronavirus e invalida, noi costretti ad accudirla senza protezioni” | Video

Il padre ultranovantenne è ricoverato in ospedale, positivo al Coronavirus. La mamma è in casa, invalida, ed il tampone negli ultimi giorni ha dato esito anche per lei di positività. Ad accudirla ci pensano il figlio e la nuora, che abitano in un altro appartamento della stessa abitazione.

Sono ovviamente in isolamento, anche se, siccome stanno bene, non è stato effettuato su di loro alcun tampone. E lanciano un grido d’allarme, sotto forma di lettera aperta al sindaco di Spoleto. Non hanno infatti nessun aiuto esterno per assistere l’anziana malata, ma soprattutto non hanno alcun tipo di protezione.

La lettera dello spoletino

Spett Dott Umberto De Augustinis Sindaco di Spoleto,
Egregio Dottore,
mi chiamo P.M. e sono il figlio di N.M., l’arzillo “vecchietto” di 91 anni di San Giovanni di Baiano che attualmente sta combattendo contro il Covid-19 in Ospedale a Perugia. Quell’arzillo “vecchietto” in passato è stato uno stimatissimo professionista ed a lui si deve la progettazione di gran parte delle linee elettriche dell’alta tensione presenti in tutto il territorio nazionale. Un uomo che ha fatto la sua parte per il benessere del nostro amatissimo paese.

Padre in ospedale, contagiato “non si sa come e quando”

Questo però non lo ha risparmiato, non si sa come e non si sa quando, di incontrare “il mostro” magari al supermercato, magari al forno o magari al bar, unici posti dove mio padre si recava per fare quel poco di spesa di cui necessitava per lui e mia madre o per comperare le sigarette a mia mamma.

Ora mio papà sta combattendo… forse vincerà o forse no… non lo sappiamo ancora. Prima di andarsene con il 118, accompagnato in ambulanza da una gentilissima operatrice con scafandro, mia mamma lo ha baciato in bocca piangendo: sa Signor Sindaco, 65 anni insieme sono molti, e separare due persone dopo cosi tanto tempo per una situazione così drammatica risulta veramente crudele.

Positiva anche la mamma

Forse quel bacio o forse il fatto che nei giorni precedenti il ricovero di mio papà mia madre non lo ha mai lasciato da solo, infischiandosene del contagio e del”mostro”, hanno lasciato in lei un ricordo. Come lei già sa mia madre è positiva al Covid 19. E quando lo abbiamo saputo nei nostri 2 appartamenti comunicanti tra di loro mediante una scalinata interna, nelle case eravamo presenti oltre ai miei “vecchietti” mio figlio maggiore, mia figlia minore e la mia adorata compagna, un angelo che accudisce insieme a me mia madre.

La piccola, su consiglio della Usl Umbria2 e dei Servizi Sociali del Comune è stata subito allontanata dall’abitazione ed è risultata negativa fortunatamente mentre per noi che siamo restati da lunedì scorso è iniziato un calvario fisico e psicologico.

Il calvario dei familiari

E dico calvario perché, caro Sig, Sindaco, non sapendo io, mio figlio e la mia compagna se siamo negativi o positivi, godendo comunque ad ora di ottimo stato di salute, siamo costretti in quarantena fiduciaria ad occuparci di mia mamma, invalida e non autosufficiente, in tutto quello che necessita.

Ed una invalida di 86 anni, la quale non muove le braccia causa frattura ad entrambi gli omeri, necessita di essere lavata, accudita, rifocillata ed anche coccolata. Attività che per amor di Dio, trattandosi di mia mamma facciamo molto volentieri, ma lo facciamo con il terrore nella mente e nel corpo di essere a nostra volta contagiati.

Sacchi dell’immondizia e cuffie per la doccia per proteggersi

Nessuno ci ha fornito materiali adeguati ad affrontarlo questo mostro, non abbiamo mascherine, se non qualcuna che ci ha lasciato qualche cuore buono appesa al cancello di casa. Non abbiamo grembiuli di protezione, usiamo i sacchi dell’immondizia per proteggerci prima di salire dalla mamma per accudirla. Nessuno ci ha spiegato come agire per evitare di contagiarci e, pur essendo molto bravi e capaci, non abbiamo purtroppo nozioni di infermieristica e/o virologia.

Nessuno si è mai fatto vedere da mia madre seppur ella abbia diritto ad un assistenza essendo ultra ottantenne, invalida e per giunta disgrazia positiva al Covid-19.

Usiamo cuffie da doccia per protezione del capo e guanti regalati da un amico buonanima che comprende il nostro dramma. Ma sa signor Sindaco, per trattare un positivo al coronavirus di attrezzatura ne serve tanta e di qualità. Abbiamo chiesto alla Usl, ai Servizi Sociali, non siamo stati fortunati purtroppo.

“Nessuna arma per difenderci”

Ora mi chiedo e Le chiedo Pregiatissimo Sig Sindaco: le pare giusto che noi tre, isolati in quarantena senza poter uscire, senza alcun tipo di supporto tecnico e psicologico, senza nessuna formazione in tal senso (poteva essere fatta da un operatore che ci istruisse su come comportarci) siamo costretti (chiaramente trattandosi di mia madre lo considero un atto di grande amore oltre che di dovere) ad andare in trincea a combattere un nemico armatissimo e pericolosissimo non avendo neanche una fionda per rispondere al suo fuoco immenso, non ci state fornendo neanche un moschetto ad avancarica e neanche ci dite come si spara!!!

Noi siamo combattenti Sig Sindaco,io ho lottato tutta la mia vita, la mia compagna ha lottato e vinto il Cancro (avendo fatto chemioterapia non potrebbe neanche stare in una casa con un positivo al Covid 19) ma abbiamo maturato la sensazione che ci state mandando al macello. Ogni volta che saliamo da mia madre con i nostri mezzi e le nostre attrezzature rischiamo la morte.

Egregio Sig Sindaco,
non sappiamo se, come e quando finirà questa storia per noi, se ci ammaleremo o no, se sopravviveremo o no, ma le assicuro che se ce la faremo a qualcuno poi presenteremo il conto e sarà molto ma molto salato. Io ho tre figli a cui pensare due dei quali ancora piccolini… veda lei.
Le auguro una buona serata e una buona notte…
Grazie dell’attenzione
“.