Umbria | Italia | Mondo

Legge Zan, l’Umbria “verde” dice no! Dopo la questione aborto, si torna a discutere di libertà

Continua a far discutere in Umbria il progetto di legge contro misoginia e omofobia – Ddl Van – che, dopo essere stato approvato in Commissione giustizia alla Camera, approderà in Aula domani, lunedì 3 agosto.

Così dopo che il Consiglio comunale di Foligno a trazione leghista, giovedì scorso, ha approvato una mozione urgente, sottoscritta anche dai gruppi di Forza Italia, Fratelli d’Italia e “Più in alto” per “impegnare la giunta a manifestare il proprio dissenso all’approvazione di questa legge“, anche dai banchi della maggioranza in Regione Umbria si leva la richiesta di bloccare la legge.

Cosa dice la legge

L’articolo principale della legge richiede che le protezioni attualmente in vigore per le etnie e l’orientamento religioso, già garantite dalla legge Mancino del 1993, vengano estese anche all’orientamento sessuale.

In caso di violazione della approvanda legge, commetendo violenza o incitando a commetterla nei confronti di un’altra persona sulla base dell’orientamento sessuale, i colpevoli verrebbero puniti col carcere. Fino a 6 anni.

L’opposizione della Lega in Umbria

Il capogruppo Stefano Pastorelli, a nome del gruppo Lega, annuncia una mozione, con cui chiede l’impegno della presidente Tesei e dell’intero Esecutivo regionale a “manifestare presso il Parlamento
della Repubblica Italiana e, in particolare, presso la Presidenza della II
Commissione (Giustizia) della Camera dei Deputati la propria più ferma
opposizione all’approvazione di una legge (ddl Zan, ndr.) che risulterebbe
liberticida, perché andrebbe a violare la libertà di pensiero, la libertà
di parola, la libertà di opinione, la libertà di associazione, la libertà
di stampa, la libertà di educazione, la libertà di insegnamento e la
libertà religiosa”.

“Per il capogruppo della Lega la normativa che si intende approvare (che
prevede di estendere ai reati contenuti nel Codice penale riguardanti le
manifestazioni d’odio quelli generati dall’omofobia e dalla transfobia,
ndr) “potrebbe generare il rischio di non prevenire o punire le
discriminazioni, bensì quella di impedire qualsiasi forma di manifestazione
di pensiero e si perverrebbe a inibire di fatto, dietro minaccia di sanzione
penale, ogni attività e iniziativa che sia contraria alla diffusione
dell’ideologia gender nelle scuole, oppure di opposizione alle adozioni di
bambini da parte di persone omosessuali, oppure di denuncia della pratica del cosiddetto utero in affitto, tutte comunque espressioni di un libero
pensiero. Tale normativa renderebbe impossibile criticare o manifestare
contrarietà allo svolgimento di gay pride davanti ai luoghi di culto, o,
addirittura, leggere alcuni brani della Sacra Scrittura o del Catechismo
della Chiesa Cattolica”.

Dopo la legge sull’aborto farmacologico

L’Umbria continua a tenere alto il dibattito sulla questione delle libertà individuali, dopo il caso salito alla ribalta nazionale, solo due mesi fa, con l’approvazione della la delibera con cui la Giunta regionale impone il ricovero ospedaliero di almeno tre giorni per l’interruzione di gravidanza attraverso la pillola RU 486.

Una decisione che ha sollevato proteste sia politiche che di piazza da chi rivendica la libertà di scelta e per l’autodeterminazione della donna. Così come un confronto tra la presidente della Regione, Donatella Tesei e il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

La reazione di Omphlos

Dolo le dichiarazioni del Sindaco di Foligno, Zuccarini, e la decisione del consiglio, l’associazione perugina LGBT+ “Omphalos” ha replicato “non tollereremo in silenzio i tentativi dell’attuale amministrazione di avvelenare il discorso pubblico inondandolo di menzogne ai danni delle donne e delle persone LGBT+. Ci battiamo e continueremo a batterci per garantire la piena dignità di tutti i cittadini indipendentemente dall’ identità di genere e dall’ orientamento sessuale“.

Dichiarazioni che hanno addirittura portato il capogruppo Pastorelli a esprimere solidarietà al primo cittadino della città della Quintana “per gli attacchi ricevuti”.

Questione di sensibilità politiche soggettive.