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LEGAMBIENTE FA UN APPELLO ALLE ASSEMBLEE DEMOCRATICHE ELETTIVE DELL' UMBRIA

Una proposta concreta per rendere effettivo il necessario impegno di tutti e rispondere alla domanda di legalità dei cittadini. L'inchiesta della magistratura e l'azione delle forze dell'ordine che hanno portato in questi giorni a numerosi arresti per reati connessi alle attività di camorra e 'ndrangheta nel territorio umbro, dimostrano l'ampiezza e la pervasività delle organizzazioni criminali e gli intrecci perversi tra attività illegali e iniziative economiche apparentemente legali. Libera Umbria, ormai da cinque anni, sottolinea la presenza nella nostra regione della malavita organizzata. Alla criminale attività delle filiali di mafia, ‘ndrangheta e camorra si può far risalire la maggior parte del narcotraffico in Umbria, del controllo dei subappalti nell'edilizia, ma anche di reati come il pizzo fino a pochi anni fa sconosciuti nel nostro territorio. Umbria come terreno da controllare ma anche su cui investire come hanno dimostrato i sequestri e le confische di beni operate dalla Antimafia. Legambiente Umbria da anni continuava a dare l'allarme su tali fenomeni, mentre molti, troppi amministratori si ostinavano a chiudere gli occhi. Nel rapporto sulle ecomafie, da anni, si evidenzia che la nostra regione, a dispetto della convinzione di molti, non è più immune da infiltrazioni di eco‑criminalità organizzata, con i settori più permeabili e già permeati: il traffico dei rifiuti e il ciclo del cemento. Cittadinanzattiva conduce, da anni, una battaglia contro la corruzione nella Pubblica Amministrazione: nel corso del 2006 ha elaborato una proposta di legge, fatta propria da oltre 30 parlamentari e divenuta poi legge dello Stato con la Legge finanziaria 2007, che estende, agli imputati di tali delitti, il sequestro preventivo dei beni, già previsto per i reati di mafia. La 'ndrangheta è la più pericolosa delle organizzazioni criminali perché si insinua nei gangli vitali delle realtà territoriali in maniera soft, con la sponda di colletti bianchi, di imprenditori dell'edilizia e, via via, con pedine collocate negli snodi del sistema pubblico. Pertanto, se è importante colpire il gruppo mafioso e i suoi affari, diventa però essenziale colpire le sue relazioni, individuando non solo i responsabili ma i meccanismi patologici che hanno reso possibile l'instaurarsi del rapporto con la 'ndrangheta.

Poiché gli appelli alla mobilitazione delle forze economiche e imprenditoriali a fianco delle istituzioni, per respingere ogni tentativo di infiltrazione criminale nel tessuto produttivo umbro, rischiano di rimanere un mero fatto rituale, in assenza di proposte e di azioni concrete, mentre è sempre più grande la preoccupazione tra i cittadini di questa regione, i quali, mentre apprezzano l'azione della magistratura, non riescono a sentirsi sollevati come alcuni amministratori e dirigenti politici, che ritengono già chiusa la partita con tali organizzazioni criminali. Dove c'è la 'ndrangheta, si deve entrare nell'ottica che c'è, da subito, un'emergenza democratica. Pertanto, le sottoscritte associazioni chiedono ai Presidenti delle Assemblee elettive della regione

1. di promuovere, secondo le rispettive previsioni statutarie e regolamentari, l'istituzione di una commissione di inchiesta che verifichi, in particolare:

  • Lo stato effettivo del sistema dei controlli interni, se lo stesso risponda a reali criteri di effettività e non sia diventato, invece, un fatto rituale, gestito con logiche consociative ed autoreferenziali;
  • L'efficacia dei controlli effettuati dal Consiglio sull'attività dell' Esecutivo;
  • La effettiva distinzione tra politica e dirigenza, con la realizzazione del principio di responsabilità della seconda e non l'instaurarsi di logiche consociative che sono l'anticamera dell'affarismo e dell'illegalità;
  • Lo stato degli istituti di democrazia partecipativa attivati dall'amministrazione. L'estensione di tali istituti rappresenta, contrariamente a quanto ritenuto e praticato da molti amministratori, un presidio di democrazia a tutela della legalità, contro gli ormai troppo diffusi furbetti che interpretano il ruolo di amministratore pubblico non come servizio reso alla propria comunità per il bene comune, ciascuno secondo il proprio orientamento politico ed ideale, ma solo come occasione di carrierismo personale;

2. di riferire i risultati di tale inchiesta tra sei mesi in pubbliche assemblee ai propri cittadini;

3. di indicare gli impegni concreti e verificabili da apportare alla organizzazione della “macchina amministrativa”, per mettere al sicuro la propria Istituzione elettiva dalla permeabilità delle mafie.

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Paolo Baronti Walter Cardinali Alessandra Paciotto