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Lavoro, dottori di ricerca snobbati dal pubblico

Valorizzare il titolo conseguito a seguito di un dottorato di ricerca nelle selezioni del personale della Regione, delle società controllate e degli enti strumentali. Può sembrare una cosa ovvia, la proposta fatta dal consigliere regionale Giacomo Leonelli. Ma evidentemente non lo è. Perché nei bandi regionali quel titolo non viene preso in considerazione. “Nonostante – spiega lo stesso Leonelli – esso sia comunque garanzia di elevate capacità di ricerca, relazionali e di gestione in chi lo ha conseguito”.

Prosegue l’esponente Pd: “Anche se il dottorato di ricerca è il più alto grado di formazione previsto dall’ordinamento universitario italiano ed europeo e rappresenta una garanzia di preparazione, tale titolo non trova ad oggi adeguata valorizzazione nel mondo del lavoro, sia esso privato o pubblico. Tanto che, nei contratti collettivi nazionali di lavoro, non è prevista alcuna posizione retributiva o alcuna declaratoria contrattuale nei relativi mansionari”.

Nell’annunciare la presentazione di una mozione in proposito, Leonelli spiega che “il decreto legislativo ‘165/2001’ (Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche) tra i principi ai quali devono conformarsi le procedure di reclutamento del personale indette dalle pubbliche amministrazioni, prevede solo la ‘possibilità’ di richiedere, tra i requisiti previsti per specifici profili o livelli di inquadramento, il possesso del titolo di dottore di ricerca, che deve comunque essere valutato, ove pertinente, tra i titoli rilevanti ai fini del concorso“.

L’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca Italiani (Adi) ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica la proposta, da Leonelli condivisa, di alcune semplici misure, prevedendo di valutare il titolo di dottorato analogamente a quanto già disposto per la valutazione dei titoli di accesso, attribuendo al dottorato stesso un punteggio non inferiore a quello proporzionale ai 180 crediti formativi universitari.

Alla luce di ciò, affinché la Regione Umbria riconosca tale principio nelle procedure per l’accesso nei suoi ruoli, in quelli delle Società da essa controllate e dagli Enti alla stessa strumentali – prosegue Leonelli – ho presentato una mozione che impegna la Giunta regionale a valutare il dottorato di ricerca tra i titoli rilevanti ai fini della partecipazione a tali procedure di reclutamento. Valorizzare la meritocrazia e andare alla ricerca delle migliori competenze – conclude – è un passaggio fondamentale in questo momento in cui, invece, tali valori sembrano passare sempre più in secondo piano nei ruoli e negli incarichi pubblici: serve quindi dare un segnale di svolta in questa direzione”.