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INTERROGAZIONE REGIONALE DI AN SUL SERVIZIO DI RADIOTERAPIA A SPOLETO

La mancata attivazione del servizio di radioterapia nell'ospedale di Spoleto è oggetto di una interrogazione di Franco Zaffini, capogruppo An in Consiglio regionale, che chiede all'assessore regionale alla Sanità per quale motivo il servizio “inaugurato da circa un anno, non è ancora entrato in funzione e in capo a chi è la responsabilità del ritardo”.”Il servizio di radioterapia – ricorda Zaffini – è stato inaugurato in pompa magna il 21 dicembre 2006 alla presenza dell'assessore Rosi, del sindaco Brunini, dell'allora direttore generale della Asl 3 Walter Orlandi, nonché del direttore sanitario Emilio Duca e del direttore amministrativo Nadia Antonini, ma a un anno dall'inaugurazione, il servizio non è ancora entrato in funzione. E parliamo dell'acquisto e della posa in opera chiavi in mano di un ‘bunker' – spiega l'esponente di An – costato 2 milioni 361 mila euro, una spesa per cui la Giunta regionale (con delibera numero 1995 del 22 novembre 2006) ha autorizzato il ricorso all'indebitamento della ASL 3.””L'attivazione del servizio – aggiunge Zaffini – è in capo al dirigente del servizio V dell'assessorato alla Sanità che avrebbe dovuto rilasciare l'atto di autorizzazione, ma di quest'ultimo non c'è traccia e il centro di radioterapia rimane chiuso a fronte dei 6 mila trattamenti che ogni anno dovrebbe invece effettuare su oltre 300 cittadini residenti nel territorio aziendale. Con il risultato di avere liste d'attesa dai 2 ai 4 mesi a cui sono costretti gli utenti che hanno dovuto rivolgersi alle aziende di Perugia e Terni.” “Ogni giorno in più che passa senza che il centro venga materialmente attivato – commenta il capogruppo di An – si gioca con la vita di pazienti in balìa delle liste di attesa e costretti alla fatica enorme di doversi spostare fuori dal territorio della Asl 3 per terapie evidentemente debilitanti. Penso sia legittimo – conclude Zaffini – voler sapere quantomeno di chi è la responsabilità, se della Giunta o della Asl 3, dell'inefficienza di un servizio che è costato agli umbri più di 2 milioni di euro”.