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Inchiesta rifiuti, “l’arrosto” del percolato e le violazioni dell’Aia

Cosa succedeva a Pietramelina? Avete presente un arrosto? Quando per cuocerlo bene, in forno, con un cucchiaio ne raccogliete la salsa e la riversate sopra per farla assorbire nuovamente dalla carne? Certo la similitudine contrasta tra del buon cibo e la spazzatura ma, a ben guardare, il decreto di sequestro con il quale il Gip Alberto Avenoso ha disposto i sigilli alla discarica perugina (su richiesta del pm Valentina Manuali titolare delle indagini della Dda), sembra descrivere proprio questa scena, nella quale la salsa altro non è che il percolato, e l’ “arrosto” (e qui la metafora calza a pennello) i rifiuti in discarica, dove il liquido prodotto dall’infiltrazione dell’acqua nella massa dei rifiuti unita alla decomposizione dei rifiuti stessi sarebbe stato messo in ricircolo nella stessa discarica.

Con questo metodo secondo gli inquirenti, si sarebbe risparmiato sui costi di smaltimento. E allora dove sono le tracce di queste “manovre”? in parte si cercano nel terreno, nelle acque, perchè il percolato che sempre di più si concentra potrebbe anche aver trapassato i sistemi di sicurezza e avere danneggiato l’ambiente e in parallelo si cercano anche nelle carte e nei computer e attraverso l’avvio degli accertamenti tecnici irripetibili sul compost prelevato in discarica. Domani sono invece fissati, accertamenti analitici sulle acque del Mussino.

Lo smaltimento di questo fluido maleodorante è del resto uno dei costi più alti da sostenere nella gestione di una discarica e proprio tra le violazioni ipotizzate vario titolo per gli indagati c’è anche quella dell’articolo 260 del Testo Unico Ambientale, il reato più grave in tema ambientale che punisce “Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l’allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti è punito con la reclusione da uno a sei anni”.

Le irregolarità. Il gip Avenoso sostiene che i passaggi obbligati, riportati nell’Aia (Autorizzazione ambientale integrata) rilasciata per Pietramelina, non siano stati rispettati. Ci sarebbe la frattura di una canaletta per le acque meteoriche e la presenza di acqua scura “presumibilmente contaminata da percolato e un pozzetto dove confluiva il percolato prima del trattamento” e anche la “contaminazione da percolato” di una tratto di bosco esterno all’impianto. Tutte prescrizioni previste, sia quella del controllo delle acque meteoriche, dello stoccaggio del compost, ma soprattutto del trattamento del percolato che il gestore aveva come obbligo ben specificato nel documento, “per tutta la vita della discarica (…) e comunque per un tempo non inferiore a 30 anni dalla data di chiusura definitiva dell’impianto”.

Chi si dimette e chi chiede “le carte”. Intanto, dopo il sopralluogo di lunedì alla discarica di Pietramelina e a seguito delle dimissioni del presidente dei revisori dei conti della Gesenu Pietro Pennacchi, il consigliere di Forza Italia Carmine Camicia ha inviato una richiesta di accesso agli atti al presidente della Gesenu, al fine di ricevere copia della lettera di dimissioni. Secondo il consigliere di Fi al Comune di Perugia l’articolo 7 del regolamento comunale sugli indirizzi per la nomina, la designazione e la revoca dei rappresentanti del Comune di Perugia, presso enti, aziende e istituzioni, prevede l’obbligo di fornire informazioni e relazionare sia al sindaco sia al presidente del consiglio comunale, su tutte le vicende che riguardano l’azienda.

L’interdittiva antimafia. E non dimentichiamo che parallelamente a questa inchiesta, c’è l’interdittiva antimafia emessa dal Prefetto di ferro Antonella De Miro. Dopo le dimissioni del revisore Pennacchi il sindaco di Perugia, essendo il comune il maggiore azionista, dovrebbe nominare quindi al suo posto il supplente, a suo tempo indicato, che potrebbe comunque poi essere sostituito da un’altra figura. E poi ci saranno il Cda e l’assemblea dei soci. In queste sedi potrebbero essere rivisti gli affidamenti a quelle figure che avrebbero portato “i guai”. Il Prefetto potrebbe anche nominare commissari per gestire gli appalti in corso di Gesenu. Non si esclude però ancora un possibile ricorso al Tar per impugnare l’interdittiva. Il Comune sarebbe contrario, ma la scelta è in mano all’amministratore delegato.