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Inchiesta PopSpoleto, Procura “14 alla sbarra”

“Vanno processati”, così la Procura della Repubblica di Spoleto – a due anni e mezzo dal primo Avviso di conclusioni indagini (quello firmato dall’allora procuratore capo Gianfranco Riggio e dal pm Federica Albano) e a 10 mesi dal secondo Avviso a firma del pm Gennaro Iannarone – ha chiesto il rinvio a giudizio per 14 indagati nell’inchiesta della locale Banca Popolare, dallo scorso anno finita nelle solide mani di Banco Desio. Il decreto di rinvio a giudizio, a quanto risulta firmato dal procuratore capo Alessandro Giuseppe Cannevale, è stato in queste ore consegnato agli indagati che ora prepareranno la difesa in vista del 19 gennaio 2016, data fissata per l’udienza preliminare davanti al GUP.

La notizia, anticipata oggi dal Corriere dell’Umbria, trova conferma tra gli avvocati che difendono i 14 rimasti impigliati nell’inchiesta avviata già dal 2009 dai carabinieri di Spoleto e proseguita poi dal Nucleo di polizia valutaria di Roma, reparto di punta della Guardia di Finanza. Una indagine lunga e complessa che sfociò all’inizio con 34 avvisi di conclusione indagini, ridotti due anni più tardi a 14.

La notizia destò non poco clamore non solo tra gli inquirenti che avevano lavorato all’inchiesta, ma anche nel mondo della politica con l’onorevole Rampelli, capogruppo di FdI alla Camera, che ad aprile scorso chiese lumi ai Ministri dell’Economia e della Giustizia in merito non solo alla diversa valutazione cui erano addivenuti i magistrati inquirenti ma, soprattutto, del ritardo in merito alla richiesta di rinvio a giudizio. Una interrogazione rimasta senza risposta e che, a questo punto, non avrà seguito visto il passo avanti fatto dalla Procura.

I nomi – dunque sono 14, tra ex amministratori, dirigenti, funzionari e imprenditori, coloro  che dovrebbero comparire davanti al Gup: con l’ex dominus Giovannino Antonini, stando alle prime ufficiose notizie, ci dovrebbero essere uno dei suoi figli (l’altro è stato prosciolto), Massimiliano Baronci, Mario Bifolchi, Dante Cerbella, Camillo Colella, Mauro Conticini, Cosimo De Rosa, Giuliano Mora, Alfredo Pallini, Emilio Quartucci, Paolo Rossi, Marcello Siena, Francesco Tuccari. Il secondo Avviso di conclusione indagini, come si ricorderà, prosciolse da ogni ipotesi di accusa l’intero board e alcuni dirigenti e imprenditori.

Le accuse – l’impianto accusatorio è stato sostanzialmente ridotto, stando alle risultanze cui sono giunti i giudici Cannevale e Iannarone anche in virtù delle memorie degli avvocati che indubbiamente hanno chiarito l’operato dei propri assistiti: archiviate le accuse per mediazione usuraria, associazione a delinquere e ostacolo alla Vigilanza, restano in piedi a vario titolo le ipotesi di concorso in bancarotta (crack Baronci) e appropriazione indebita in merito a 3 presunti finanziamenti concessi in contrasto con le norme creditizie. Ad Antonini sarebbe contestato anche il presunto esercizio abusivo di attività finanziaria.