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INCENERITORE TERNI, 20 RINVII A GIUDIZIO, FRA I NOMI COINVOLTI ANCHE L'EX SINDACO RAFFAELLI

Luca Biribanti
23 le persone indagate, 20 quelle rinviate a giudizio: questi i numeri dell'inchiesta riguardante l'inceneritore di Maratta che questa mattina ha avuto una giornata di svolta con le decisioni assunte dal gup Pierluigi Panariello. Tra i rinvii spuntano nomi eccellenti, come quello dell'ex sindaco di Terni, Paolo Raffaelli, il presidente dell'Asm, Stefano Trinzi e dei suoi 2 predecessori, Giacomo Porrazzini e Piero Sechi.
L'indagine era iniziata intorno al 2007, in seguito a un esposto presentato da alcuni lavoratori dell'inceneritore in relazione alla violazione di alcune norme inerenti la 626 (la legge che regola la sicurezza sul posto di lavoro) e alla presenza di polveri cancerogene nell'area di competenza. Alla procura della repubblica venne allora presentato un ricco dossier, corredato di documentazioni mediche, che attestavano come numerosi operai dell'inceneritore avessero contratto il cancro. Seguirono alcuni blitz degli agenti del Corpo Forestale dello Stato che portarono all'acquisizione di faldoni di documenti, permettendo al pm, Elisabetta Massini, di formulare gravi ipotesi di reato. Ipotesi di reato che, vale precisarlo, non sono comuni a tutti gli indagati. Fra i reati contestati (35 i capi di imputazione) ci sono anche quelli per disastro ambientale, avvelenamento, truffa, falso e altri capi d'accusa.
L'accusa più grave nei confronti di Paolo Raffaelli riguarderebbe a presunta violazione dell'articolo 434, come si legge dagli atti “per avere, agendo in concorso tra loro, con più azioni in esecuzione del medesimo disegno criminoso, immettendo inquinanti anche pericolosi nell’aria (diossine e acido cloridrico) e nell’acqua (selenio, rame, piombo, mercurio ed altri materiali pesanti nel fiume Nera), commesso un fatto diretto a cagionare un disastro ambientale”. L'ex sindaco di Terni è accusato anche di truffa aggravata nei confronti dello Stato come pure alcuni dirigenti e funzionari della provincia, come rilanciano alcune agenzie di stampa: Anna Rita Amadei, funzionario del settore acque e Giovanni Vaccari, dirigente del settore ambiente, sono stati accusati per “non aver attivato, con più omissioni in esecuzione del medesimo disegno criminoso, il procedimento di diffida a fronte delle reiterate violazioni da parte dell’Asm”, mentre Paolo Grigioni, responsabile del monitoraggio atmosferico, per “non aver provveduto alla revoca dell’autorizzazione all’impianto di termovalorizzazione né alla diffida, pur in presenza di reiterate violazioni alla prescrizione contenute nell’autorizzazione”.
Nella giornata di oggi il gup, Pierluigi Panariello, su richiesta del pm elisabetta Massini, sostituita in aula dal pm Barbara Mazzullo, ha convalidato la richiesta di rinvio a giudizio anche per il direttore generale dell'Asm, il responsabile del personale dell'Asm, Mauro Listante, imprenditori, tecnici di laboratorio e alcuni dipendenti della provincia di Terni “per aver svolto attività di smaltimento dei rifiuti sanitari in mancanza della prescritta autorizzazione, scaricato nel fiume Nera acque reflue industriali contenenti metalli pesanti, sottovalutato il rischio cancerogeno derivante dalla presenza di cromo esavalente negli impianti e compilato falsamente”. È stato confermata anche l'ipotesi di reato di disastro ambientale, truffa aggravata e maltrattamenti nei confronti dei lavoratori, mentre è stato disposto il non luogo a procedere nei confronti di tutti gli indagati relativamente all’accusa di avvelenamento di acqua o sostanze alimentari. Il gup ha invece disposto il non luogo a procedere in merito a tutti i reati contestati, sempre in materia di smaltimento dei rifiuti, nei confronti di due autotrasportatori e di un funzionario della Provincia di Terni.
La difesa di Raffaelli, Porrazzini e Trinzi è stata affidata all'avvocato David Brunelli che si è dimostrato ottimista dopo l'udienza di oggi: “La cosa più importante intanto è che l'accusa più infamante a carico dei miei assistiti, quella di avvelenamento dell'acqua, sia caduta. Ora bisogna aspettare l'inizio del processo anche se su tutta la vicenda restamo fiduciosi di una concusione positiva per gli indagati”
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