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Immaginario, dialogo sul cinema tra Battiato e Ghezzi -foto

Lunga fila e tutto esaurito ieri per il “Dialogo sul cinema” tra Franco Battiato, questa volta però in veste di regista, e il creatore di “Fuori Orario”, il critico Enrico Ghezzi, in scena ieri sera al Pavone per Immaginario.

“Uso questo mezzo di espressione – ha detto Battiato – ogni volta che incontro qualcosa e qualcuno che mi entusiasma e che quindi voglio far conoscere anche ad altri”. “Ho iniziato a fare film – ha aggiunto – senza conoscere le tecniche del cinema e mi sono mosso sempre in modo indipendente e cercando comunque ogni volta di sperimentare”.

A seguire c’è stata la proiezione di “Niente è come sembra” di Franco Battiato. “In questo come negli altri tuoi film – ha sottolineato Ghezzi rivolgendosi al regista – lasci poco spazio all’improvvisazione, sfidando sempre lo sguardo degli spettatori e facendo interferire diverse età del cinema”.

Al Teatro Pavone, dopo Battiato, si è svolto l’incontro dal titolo “Da Il Fatto al web: cos’è Servizio Pubblico?”. Mentre il futuro della tv generalista e della Rai sembra sempre più incerto, nascono nuovi progetti di servizio pubblico senza editore e basati su multipiattaforme. Qual è quindi il futuro della televisione in Italia? Hanno cercato di rispondere alla domanda, in un dibattito condotto da Federico Mello, gli ospiti intervenuti: Peter Gomez, Luca De Biase, Angelo Guglielmi, Bruno Voglino, Loris Mazzetti, Annamaria Catricalà, Giulia Innocenzi, Enrico Ghezzi.

In primo piano c’è stata la nuova situazione televisiva con il ruolo che ha e che dovrà avere la Rai, il suo futuro o il “furto” delle professionalità. Tanti gli argomenti toccati dai vari interventi: si è cercato di capire cosa può cambiare con la nascita di Servizio Pubblico e della multipiattaforma di Gabriele Santoro, la nascita della tv senza editore e i nuovi progetti web de Il Fatto Quotidiano, La7 come terzo polo, la privatizzazione della Rai, le web tv, la fine della tv generalista, i nuovi possibili format.

“Con Servizio Pubblico – ha affermato Giulia Innocenzi, giornalista e collaboratrice di Santoro – è cominciato un nuovo modo di fare televisione, superando la censura. La novità è che questo progetto non nasce dall’alto e dall’equilibrio dei partiti, ma dal basso. Comunque il vero successo si avrà solo se questa multipiattaforma potrà essere usata in futuro anche da altri”.

“Il vero cambiamento sociale forte ed anche il vero motivo per cui è caduto Berlusconi – ha proseguito poi Peter Gomez, giornalista e direttore della parte web de Il Fatto Quotidiano – è che il duopolio-monopolio televisivo che c’è stato finora può adesso essere spezzato senza mezzi stratosferici, grazie al web e alle multipiattaforme”.

“La causa di questa trasformazione è che è oggi cambiato il pubblico, con il 51% degli italiani che secondo le statistiche è ormai quotidianamente su internet” ha poi aggiunto De Biase.

“Non possiamo ancora parlare di rivoluzione – ha detto il capostruttura di Rai3 Mazzetti – finché quello di Santoro rimarrà solo un programma e non diventerà presto un vero e proprio palinsesto. Siamo ancora all’avanguardia e non alla rivoluzione, che si potrà avere solo se si creerà l’abitudine, e questa deve partire certamente dalla Rai, dal servizio pubblico”.

“Ma il problema della Rai – ha aggiunto – è di idee, e queste le portano gli uomini. Quindi bisogna ripartire dagli uomini, da direttori ed autori di qualità, altrimenti il crollo della tv pubblica sarà irreversibile. Gente come Gugliemi e Voglino ad esempio non è stata ancora sostituita da nessuno di pari livello in tutti questi anni”.

Altro passo necessario, è stato poi sottolineato, è quello di arrivare all’indipendenza della tv pubblica dalla politica perché “se non si interrompe tutto questo, progetti come quello di Santoro non servono a niente”.

“Bisogna però sottrarre la Rai – ha poi voluto precisare l’ex direttore di Rai3 Guglielmi – non alla politica, che è nobile, ma ai partiti. La televisione oggi non è più interessata ai programmi, guarda a ben altro e la Rai soprattutto non ha nessun rapporto con lo spettatore, non chiede mai al pubblico cosa vuole vedere”.

“In questi anni – ha concluso l’autore televisivo Voglino – si è lavorato per spegnere tutte le fonti di ispirazione, mortificando la creatività. Rimane così in vita solo quella televisione spazzatura che dà meno fastidio”.