Spoleto

“Il tocco finale”, Comune in overdose da luminarie | Albero “condiviso”? Macchè, meglio “ad recchiam”

Quando è tanto! E quando è niente! Mai che ci sia una via di mezzo, un pensiero equilibrato, una scelta mediana o democristiana, vecchio stampo insomma.

La droga fa male…

Che la droga fa male lo sanno tutti, ma che ora ci ritroviamo a gestire una overdose da Led natalizi montati secondo un disegno “ad recchiam”, non ce lo potevamo nemmeno lontanamente immaginare.

Sarà perché agli amministratori elettricisti gli sono fischiate le orecchie dopo la nostra recente lamentela, o sarà perché il vizio della sbrilluccicheria di natura professionale ha preso il sopravvento, diventando appunto una vera dipendenza, fatto sta che all’uscita di Spoleto Sud sono apparsi in tempi sospetti (a questo punto) due “pinnocchi” luminosi con tanto di stellone fuori misura come puntale. Il tutto contornato da filamenti indecifrabili, che a guardarli bene, soprattutto di giorno quando sono spenti, sembrano proprio le reti acchiappa passeri che qualche bracconiere ancora oggi piazza a tradimento. Ma soprattutto, l’interrogativo perentorio è il seguente: perché due alberi identici? Per non farci ridere dietro che siamo taccagni, con uno solo?

A quanto pare invece, per gli amministratori, i led piazzati “ad recchiam” e “abudandis ad adbundandum”, sono diventati un potente allucinogeno, che insieme alle vie della fisica quantica e del misticismo, stanno per ritrovare un punto di convergenza spirituale in questa Spoleto del terzo millennio.

Il Post del sindaco Blues Brothers…

Uno cerca di stare alla larga dalle polemiche, ma questa è una vera “provocatio” detta anche correttamente провокационный. Sul web poi è partita la condivisione selvaggia con commenti irriferibili, di un post del Sindaco Andrea Sisti, che nonostante la violenta influenza che lo costringe a casa in vestaglia e pigiama (non lo diciamo noi che siamo cattivi, ma lo hanno visto tutti recentemente in streaming), non ha perso la verve del Conducător di eventi immaginifici che hanno quasi sempre a che fare con le forme piramidali, questa volta al dritto anziché rovesciate. Date a Sisti quel che è di Sisti, ecco!

E così, commentando il suo post, con emoticon occhialati alla Blues Brothers, e con un croccante “Il tocco finale”, il primo cittadino marca il territorio come i gatti per spiegare magari che quelle luci erano in programma. Era già tutto previsto ecco! Il tocco e finale dello Chef, l’impiattamento.

Fare ora dell’ironia sul significato di “finale”, per non parlare poi del “tocco”, sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. E pensare che noi giornalisti cialtroni e di campagna avevamo anche dato una dritta al sindaco: mettere un bell’albero, magari “condiviso”, se proprio stavamo scarsi a pallette e fiocchi, in un angolo dell’incrocio, magari non deturpando la visione notturna di quel magnifico manufatto che è la Chiesa di San Pietro. Quella si illuminata a dovere e non solo di luce artificiale, ma ora clamorosamente impallata dai due pinnocchi “ledrici” -come diceva Talegalli- che hanno un pernicioso sopravvento da… Luna Park. E per non sbagliarci siamo andati di persona a fotografare la duplice installazione.

A San Pietro uno dei primi bassorilievi presenti sulla facciata, quasi attaccato al portale d’ingresso della chiesa, raffigura un contadino che guida una coppia di buoi nel lavoro dei campi. Una antica interpretazione di questa rappresentazione spoletina porta a ricordare un lavoro altrettanto interessante: il quadrato magico del SATOR. Il quadrato magico in questione è un palindromo perfetto, ovvero da qualunque parte lo si legge riporta sempre la stessa frase che è: SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS.

Una traduzione spiccia, non propriamente precisa ma efficace, spiega che il seminatore (ossia il contadino), arepo (il cui significato è sconosciuto, forse aratro) tiene con le opere (ossia con il suo lavoro) le ruote. Il quadrato magico del SATOR in epoca medievale proteggeva inoltre da ogni malasorte. Lo si metteva cucito anche nelle fasce dei neonati.

Ecco dunque, ripartiamo, possibilmente in semplicità, dalla condizione agreste di contadini, lavoriamo i campi e affidiamoci alla pratica dell’esorcismo e che Dio ci scampi e liberi prima che può!

Sarà per questo che hanno impallato San Pietro? Diavolacci!

Foto: Tuttoggi.info (Carlo Vantaggioli)