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IL FUTURO DELLA DISCARICA DI S. ORSOLA

La discarica attualmente appare ben
coltivata, ma non per questo possiamo tranquillizzarci. L'esecutivo non è
affatto chiaro sul futuro di S. Orsola e dei disagi dei residenti. Questo
il commento di Franco Zaffini, capogruppo di Alleanza nazionale in
Consiglio regionale, che oggi ha effettuato un sopralluogo in località S.
Orsola di Spoleto per verificare lo stato della discarica. Ad accompagnare
il capogruppo, Carlo Petrini, consigliere comunale a Spoleto, Francesco
Grandoni, consigliere a Castel Ritaldi, Mirko Menicacci, consigliere a
Trevi. Zaffini ha presentato una interrogazione all'assessore regionale
all'ambiente per conoscere le intenzioni della Giunta al riguardo, in
particolare quale la quantità massima di rifiuti prevista per S.Orsola
e in quale data la discarica sarà finalmente chiusa.
Preso atto che la discarica giunta a saturazione a marzo 2007 spiega
il capogruppo e preso atto dell'ampliamento pari a 300mila metri cubi di
rifiuti netti più 160mila per la copertura, il cui iter di approvazione
arenato in Regione, rimane il dubbio enorme sui rifiuti che continuano ad
essere conferiti nelle more dell'approvazione del progetto di ampliamento
e sul tempo in cui S. Orsola rimarrà aperta. Si parlato di quattro anni,
ma in quattro anni i rifiuti conferiti saranno probabilmente più di quelli
previsti dall'ampliamento.
L'esecutivo procede senza una precisa pianificazione commenta Zaffini
perch l'unica sua preoccupazione quella di risolvere il problema dei
rifiuti oggi, senza pensare a cosa accadrà da qui a quattro anni, nè a
come si affronterà l'emergenza rifiuti dopo questo periodo. Stesso
atteggiamento quello dell'amministrazione di Spoleto che pare preoccuparsi
soltanto della contrattazione monetaria della partita.
Zaffini parla anche dell'impianto di biogas la cui presenza a S. Orsola
fa sapere fuori da ogni logica di razionalizzazione, considerato che
la percentuale di frazione umida dei rifiuti là conferiti bassissima,
troppo bassa per alimentare in maniera rilevante un impianto di biogas.
Inoltre aggiunge cè il problema dei liquami derivanti dall'assestamento
dei rifiuti, materiale tossico che prima veniva stoccato dal depuratore di
Foligno. Attualmente il depuratore fermo per unindagine della
magistratura e i liquami vengono stoccati ad Ascoli Piceno e a Prato, con
un notevole aggravio dei costi di trasporto, pari al 40 per cento.
Rimane alla fine conclude lesponente di An – la grande delusione per lassenza
di una rappresentanza della Valle umbra servizi, autrice del progetto di
ampliamento, invitata appositamente al sopralluogo per fornire
delucidazioni sullo stato della discarica. Sarebbe stata una buona
occasione per un confronto diretto, andando oltre il botta e risposta sui
giornali.