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IL BUON NATALE DI UNA PAZIENTE “SPECIALE” DELL’OSPEDALE DI SPOLETO

Voglio dirvi grazie, voglio che sappiate della mia stima profonda, del mio affetto, della riconoscenza; voglio abbracciarvi tutti, tenervi idealmente stretti a me mentre vi auguro Buon Natale. Quest’anno ho un motivo in più per essere felice: avervi incontrati unitamente all’aiuto del buon Dio ha significato restare in vita.

Era giugno scorso quando è iniziato il periodo più difficile della mia vita. Transitando dal pronto soccorso, ho raggiunto il reparto di chirurgia generale. Dei primi giorni non ho memoria di nulla, la mia famiglia è la mia memoria; so di essere stata trasferita nel reparto di terapia intensiva, con dentro la sensazione di grande solitudine e… la paura. Avevo la percezione netta del dolore che soffrivo, la condizione di gravità l’ho percepita un po’ alla volta. Passavano i giorni, osservavo i vostri volti, vi curavate di me, ascoltavo tutto ciò che mi dicevate, ho apprezzato la franchezza; mi sono aggrappata alla fiducia che mi ispiravate, agli stimoli, ai suggerimenti, soprattutto i sorrisi, i “buffetti” di qualcuno sulle mie guance, forieri di forza e serenità.

La malata e la paura, in un rapporto intenso come mai prima, un confronto battagliero che ho voluto vincere; una vittoria che ho avuto solo con l’aiuto e il sostegno che mi avete concesso “amici” miei, perché questo siete stati: “amici” i miei dottori e i miei infermieri, compagni affettuosi nei tanti mesi vissuti in ospedale.

Tanti giorni, 110 sono tanti davvero; abbiamo superato ostacoli continui, momenti di falso miglioramento alternati a repentine e gravi ricadute, sempre affrontati con professionalità, prontezza, accuratezza e umiltà, rispetto per me e la mia famiglia, in un armonia di abnegazione e competenza continuata anche dopo, quando, una volta tornata a casa, sono stata curata dal dottore e dagli infermieri del servizio di assistenza domiciliare.

A volte ripenso a quei giorni interminabili, lunghi e dolorosi; ma concludo sempre con un rasserenante sospiro e le solite immagini fisse nella mente di mio marito e di voi, i miei angeli custodi. Con affetto e tenerezza mi avete aiutata ad affrontare, e non sono mancati, gli attimi di scoramento, di forte imbarazzo, di disagio per la difficoltà nell’affrontare anche solo i momenti più comuni e quotidiani, superati solo con l’assistenza benevola e comprensiva di tutti voi, sempre presenti.

Dott. Luciano Casciola, Lei e la sua equipe siete stati l’incontro migliore che potessi fare. Mi ha detto che io, che sono parte di una bassissima percentuale di malati che si salva dalla grave malattia che mi ha aggredita, devo pensare ad una sola parola: “MIRACOLATA”; e lo faccio, sa?! Ringrazio il Signore ogni giorno, ma le confido che associo sempre alla parola che mi ha suggerito, con l’umiltà propria delle grandi persone, l’immagine ed il nome di ognuno di voi.

Nel salutarvi, confido che abbiate certezza di avere tutta la gratitudine di cui io e la mia famiglia siamo capaci. Ringranziandovi ancora, vi auguro Buon Natale.

Maria Rita Murasecco