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IDENTIFICATO A PERUGIA IL GENE CHE CAUSA LA LEUCEMIA A CELLULE CAPELLUTE

Arriva da Perugia una nuova rivoluzionaria scoperta nella lotta contro la leucemia. Più precisamente contro la leucemia a cellule capellute. La scoperta, oltre ad un grande valore scientifico, ha delle immediate ed importanti ricadute sulla diagnosi e sulla terapia di questa malattia, cronica e molto rara. A dare l'annuncio della scoperta è stato oggi il professor Brunangelo Falini nel corso di un'affollata conferenza stampa a Villa Capitini, sede della Direzione Generale dell'Azienda Ospedaliera di Perugia.

Falini, ordinario di ematologia dell'Università degli Studi di Perugia e direttore della S.C. di Ematologia con trapianto di midollo osseo dell'ospedale di Perugia, ha identificato il gene che causa la particolare leucemia. Si tratta del gene denominato Braf che, a seguito di una mutazione, determina la trasformazione tumorale.

Erano presenti all'incontro anche il direttore dell'azienda ospedaliera di Perugia Walter Orlandi, il Rettore dell'Università degli Studi di Perugia Francesco Bistoni, il preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia Luciano Binaglia, il direttore Sanitario del S.Maria della Misericordia Giuseppe Ambrosio e il direttore amministrativo Maurizio Valorosi .Tutti hanno manifestato totale soddisfazione nel condividere l'importante ricerca (finanziata dall'Associazione otaliana per la ricerca sul cancro). Il magnifico rettore Bistoni ha sottolineato il fatto che la scoperta dimostra chiaramente come investire nella ricerca scientifica paga e come sia vivace l'attività che si svolge all'interno dell'ateneo. Il direttore dell'azienda ospedaliera ha ricordato come la Clinica di Ematologia di Perugia, che si avvale di una consolidata tradizione nella ricerca, è punto di riferimento nazionale e centinaia di pazienti di altre regione vengono curate nel nostro ospedale.

Durante l'incontro con i giornalisti è stato ricordato che la scoperta di questa mutazione del gene Braf è arrivata dopo un percorso trentennale di ricerca del laboratorio dello stesso Falini, e si dimostra decisiva anche per il futuro della medicina molecolare, “la medicina del futuro” come è stata definita dal ricercatore perugino appena rientrato da Londra dove il lavoro da lui coordinato con la sua equipe ed altri centri di ricerca è stato salutato con grande entusiasmo dalla comunità scientifica internazionale.

“Oltre all'importanza biologica della scoperta, notevoli sono le ricadute diagnostiche” ha detto Falini, “siamo riusciti a mettere a punto un test diagnostico molecolare che permette di distinguere la leucemia in questione da altri linfomi, facendo riconoscere la mutazione del gene”.

È stato poi evidenziato come una diagnosi accurata sia importante perché questa leucemia si tratta con farmaci inibitori, già utilizzabili e che si possono prendere per bocca, diversi da quelli utilizzati in altri linfomi. In futuro, quindi, sarà possibile sostituire la terapia convenzionale (oggi circa il 40per cento dei pazienti trattati con terapia tradizionale riprendono la malattia dopo 5-10 anni), ma come ha rimarcato Falini, “questo dipende solo dalle industrie farmaceutiche e quando vorranno investire in questa rara leucemia”.

Per la scoperta, Falini si è avvalso della collaborazione della sua equipe, composta quasi tutta da donne, ed in particolare del contributo di Enrico Tiacci, il quale proprio sabato scorso ha presentato la novità a Londra, al Congresso della Società Europea di Ematologia (EHA).