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Gay pride a Perugia: battaglia a colpi di colori nel nome di una laicità violata

Un manifesto che ha fatto scalpore, più per il “contorno” che nel contenuto. Che sia stato un attacco al mondo cattolico o meno, la parlottata (forse troppo) locandina ha scatenato l’ira del primo cittadino di Perugia. Prima un monito, poi la “punizione“: la revoca di quel patrocinio del Comune alla tre giorni arcobaleno dell’orgoglio gay.


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Pugno di ferro di Romizi

A molti non sfuggirà che questa azione risulta come il primo forte e vero atto politico di Andrea Romizi, compiuto non nei confronti della macchina amministrativa di palazzo dei Priori con lo scopo di riformarla dopo i 70 anni di governo di sinistra, ma verso la comunità. Leader a capo di una giunta civica, come si sottolinea da anni, ora il giovane avvocato perugino non ha sentito storie e, irrevocabilmente, come non era mai successo sino a ora, ha tolto il marchio del Comune al contestato evento.

Un atto dovuto

Ed è giusto se la scelta scelta fosse stata fatta in considerazione di quella “drastica rottura di quegli irrinunciabili principi di rispetto dell’altro, nei quali tutti dovrebbero riconoscersi, nei quali tutti dovrebbero riconoscersi”, come argomentato da Romizi alla stampa.
Ancora più giustificabile se la revoca fosse avvenuta in nome della vera laicità, intesa non come l’indifferenza dello Stato rispetto alla religione, come spiegato dalla Costituzione italiana, ma come pari valorizzazione di ogni credo praticato nell’ambito della libertà. Perché, come giustamente spiega il giovane primo cittadino di Perugia, “l’essenza della laicità è proprio questa: il pretendere che ognuno sia pienamente rispettato nella sua scelta di credente o di non credente”. E ancora: niente da ridire se la revoca di quel patrocinio fosse stata frutto di un atto dovuto alla nostra Perugia e a i suoi cittadini, tutti.

Ombra color porpora

Ma, ci chiediamo, e se questo passo indietro da parte di Romizi, chiassoso come uno schiaffo nel cuore della notte, fosse stato compiuto anche a causa di una pressione color porpora? In questo ipotetico caso, la punizione nei confronti della comunità gay non sarebbe più condivisibile e la revoca di quel patrocinio si tramuterebbe in una ferita nel nostro tessuto civile difficile da risanare e che brucerebbe ancora di più in quella Perugia che anno dopo anno commemora l’orgoglio laico del XX Giugno, quando i cittadini difesero con il sangue le mura dall’invasiome delle truppe pontificie.

Battaglia colorata

Forse, allora, la lettura della battaglia di questi ragazzi che invocano uno Stato laico e libero a colpi di colori, rossetto e tacchi a spillo sarebbe un’altra, assumendo un altro valore. E quella a cui abbiamo assistito in questi giorni potrebbe diventare una battaglia giusta nel nome di una laicità violata.