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FONDAZIONE BURRI: “IL CONSIGLIO COMUNALE DI CITTÀ DI CASTELLO NON HA DATO ALCUNA PROVA DI DEMOCRAZIA”

Secondo il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) il Consiglio comunale di Città di Castello eleggendo nel consiglio di amministrazione della Fondazione Burri tre membri “blindati dalla maggioranza” non ha rispettato “le più elementari regole di democrazia e partecipazione”. Lignani Marchesani rileva che nello Statuto del Comune tifernate non c’è alcun meccanismo di tutela delle minoranze e che, rispetto a ciò, anche il regolamento consiliare è “volutamente ambiguo e poco chiaro”.
“Il Consiglio comunale di Città di Castello non ha scritto una bella pagina di democrazia con l’elezione di tre membri 'blindati' dalla maggioranza in seno ad una 'Fondazione Burri' che, negli anni futuri, potrebbe rappresentare un forte ammortizzatore sociale in un contesto in crisi quale quello tifernate. Le più elementari regole di democrazia e di partecipazione avrebbero determinato un differente metodo di elezione rispetto a quello delle 'tre preferenze', che ha consentito ad una risicatissima maggioranza di fare cappotto”. Così il consigliere regionale Andrea Lignani Marchesani (Fd'I) sull'elezione dei rappresentanti dell'Amministrazione comunale tifernate in seno al consiglio della Fondazione Burri.

Lignani Marchesani ritiene questo atto “inquietante”, perché – spiega – “una simile cinica determinazione non può che essere la conseguenza di una volontà di esclusione di quella parte della città non garantita da un 'notabilato' che pretende, in aggiunta, di gestire in maniera privatistica un patrimonio della comunità. Altre, purtroppo, saranno le sedi per fare chiarezza in questa vicenda. Nell’immediato – aggiunge – dobbiamo riscontrare che il Comune di Città di Castello è inadempiente rispetto all’articolo 44 del Testo Unico degli Enti Locali, che prevede (appunto nell’articolo in questione) precisi meccanismi di tutela per le minoranze da inserire negli Statuti comunali. Non solo nello Statuto del Comune tifernate non c’è alcun meccanismo di tutela, ma a questo si aggiunge un regolamento consiliare volutamente ambiguo e poco chiaro, che lascia aperta
la porta, come in questo caso, a interpretazioni unilaterali di maggioranza”.

L'esponente di Fratelli d'Italia ritiene quindi necessario, “per la democrazia e per la partecipazione”, che il sindaco di Città di Castello “anziché fare proclami si faccia invece immediato interprete di un processo che superi una situazione più degna di pseudo-democrazie di stampo sudamericano che di un Comune di antica tradizione europea come è quello di Città di Castello”.

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