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Festarchlab: il festival di architettura organizzato dai Giovani Architetti di Terni

Festarchlab, festival di architettura organizzato dai GATR – Associazione Giovani Architetti di Terni, nato dalla collaborazione con Stefano Boeri, ideatore di Festarch, e la rivista Abitare sarà a Terni dal 24 al 30 settembre. Il tema di quest’anno è lo spazio pubblico e la sua riqualificazione, visti attraverso l’ottica dell’interazione tra pubblico e privato. Il festival si pone come obiettivo di sperimentare soluzioni innovative, che consentano di focalizzare l’attenzione sul tema della riappropriazione, anche identitaria, dei luoghi pubblici da parte della comunità. Nella consapevolezza che le caratteristiche dello spazio pubblico determinano in quale misura la città sa essere innovativa, inclusiva, aperta e dinamica. E’ il festival dei luoghi. La rassegna di quest’anno propone una riflessione sullo spazio pubblico come elemento fondante della città “fisica” e di quella immateriale. I protagonisti saranno collettivi che hanno deciso di fare architettura insieme, di puntare sulla sinergia tra diverse professionalità, idee, esperienze, mossi dal comune ideale della necessità del confronto, della creazione condivisa, della testimonianza. L’esuberanza e l’entusiasmo tipica della loro giovane età li porta quasi inconsapevolmente tutti a scegliere pratiche comuni di autocostruzione nella visibilità dello spazio pubblico: cantieri aperti, visibili, che si mostrano in tutta la loro verità, che mostrano anche la difficoltà del passaggio tra l’idea e la realizzazione. Si palesa sorprendentemente il principio creativo dell’architettura, si pratica fisicamente quasi come in una scena teatrale la tridimensionalità dell’idea architettonica. Ci siamo abituati sempre di più a non vedere i cantieri dei manufatti che vengono costruiti: sono tutti chiusi, barrati, impenetrabili. Le esigenze di sicurezza chiaramente lo esigono, ma è la sparizione della verità e del peso delle cose che cambiano, e chi le cambia, fenomeno che si riscontra nella città di oggi, perlomeno dall’avvento della modernità. Il festival cerca di far emergere l’operato di tanti gruppi delle nuove generazioni che danno invece un valore primario alla verità del mestiere, all’esperienza sul campo, alla visibilità di se stessi e del proprio operato, aprendosi alle critiche e alla discussione, mostrando altresi la gioia della loro scelta professionale. Nelle loro opere in divenire prende corpo un’idea di incontro tra il pubblico e il privato: la soluzione è per forza ibrida, oscilla tra le due necessità, entrambe vitali per gli individui e per la collettività. I corpi architettonici creati nello spazio pubblico assomigliano molto agli oggetti del privato; i nuovi spazi che si aprono nelle piazze assomigliano molto ai propri agognati spazi del focolare domestico. L’esigenza di appartarsi, di conservarsi, di rigenerarsi tipica del privato trova una visibilità nel pubblico, si ritrova come eco formale negli elementi di arredo urbano: gli individui hanno bisogno di ritrovare senso anche nella collettività, scoprire e rinnovare testimonianze di identità. Il lavoro dello Studio Superfluo, del collettivo Orizzontale, dei Marasma Design e in maniera diversa e più spettacolare dei 72hour urban action, si muove intorno a questi temi.