Perugia

Famiglia, destra in ritirata: non scatta il trappolone

C’è chi ha gridato “vergogna!” di fronte ai banchi della maggioranza rimasti improvvisamente vuoti. E chi ha tirato un sospiro di sollievo perché il “trappolone” non è scattato. A un mese e mezzo dall’appuntamento elettorale, l’ultimo Consiglio comunale ha vissuto ancora una giornata di tatticismi esasperati da far impallidire anche il campo di battaglia di Waterloo fatale a Napoleone.

Sugli spalti c’è il pubblico delle grandi occasioni, con una folta rappresentanza delle associazione Lgbti. Tra i temi da discutere, infatti, ci sono l’ordine del giorno sul ddl di riforma del Diritto di famiglia, il “famoso” ddl Pillon e la proposta di uscire dalla Rete Ready.

Un atto quello sul ddl Pillon, che in Commissione aveva avuto il via libera, in cui si chiede all’Amministrazione “di esprimere in tutte le sedi preposte la netta contrarietà del Comune di Perugia rispetto alle proposte contenute nel ddl di riforma al diritto di famiglia, nonché di attivarsi a tutti i livelli istituzionali e di farsi promotore presso il Governo centrale e il Parlamento affinché le norme del ddl non trovino attuazione a danno delle donne e dei bambini”.

Un impegno giusto con qualche imbarazzo per un sindaco di centrodestra che probabilmente avrà nella Lega di Pillon uno dei soci di maggioranza nella spa creata per tornare da subito a Palazzo dei Priori da vincitore.

Ed è su questo imbarazzo che il centrosinistra, in questa campagna elettorale, gioca l’asso per prendersi la rivincita. Se Romizi dovesse essere confermato sindaco non sarà più il ‘bravo ragazzo’ che ha vinto quasi per caso cinque anni fa, ma sarà ostaggio della Lega ‘medievale’ che a Perugia si affida a Pillon, si ripete da sinistra. Lo dicono gli avversari politici di Romizi. E lo dicono, in modo “colorito”, anche associazioni come Omphalos, che ha fatto affiggere sui muri della città il famoso manifesto con il bacio gay tra Romizi e Salvini.

E se proprio volete votare a destra – si concede da sinistra – fatelo almeno per persone come Sorcini, Castori, Leonardi, Luciani, piuttosto che mettere la croce sul simbolo della Lega, dove è appena approdato Nucciarelli. Riconoscimento alla destra moderata fatto anche nell’ultima seduta consiliare. Per poi impallinare il cattolicissimo De Vincenzi sulla discussione della sua proposta di far uscire Perugia dalla Rete Ready. Discussione che si sarebbe dovuta svolgere davanti al tifo dei grandi appuntamenti.

Doppia insidia sulla famiglia, dunque, per il centrodestra perugino, che nelle ultime ore si è riarticolato con diversi cambi di casacche all’interno della coalizione a sostegno di Romizi. E allora, meglio battere in ritirata e aspettare che un tema così spinoso (ma di grande attualità nella politica italiana e perugina) venga discusso dal prossimo Consiglio comunale. Per chi ci sarà, ovviamente.

Il Comitato No Pillon: vergognoso!

Esprime “forte indignazione” per quanto accaduto il Comitato No Pillon di Perugia, del quale fanno parte diverse associazioni e organizzazioni sindacali.

La Sala consiliare era stracolma di donne e associazioni contrarie al suddetto disegno di legge – scrive il Comitato – che hanno rumoreggiato e pesantemente contestato la codardia dei consiglieri di maggioranza, che, un po’ alla volta, si sono letteralmente dileguati dall’aula. Gli ultimi due consiglieri della Lega, utili al quorum – sottolinea il Comitato – durante l’intervento della consigliera del Pd che spiegava perché occorresse votare a favore della mozione atta a contrastare il ddl Pillon, sono usciti dall’aula senza dare spiegazioni”.

Grazie a questo surreale fuggi fuggi – conclude il Comitato – è venuto a mancare il numero legale, invalidando così il voto dell’aula. Perugia dunque, al contrario di molti altri Comuni italiani, tace su una norma pericolosa e fortemente penalizzante per le donne. La Giunta Romizi, forse perché il ddl Pillon è fonte di imbarazzo anche per la maggioranza, non ha nemmeno avuto il coraggio di discutere e motivare un suo eventuale voto contrario. La vigliaccheria eletta a prassi politica”.