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ECONOMIA: L'UMBRIA REGGE MA PERUGIA NON TRAINA LA REGIONE. L'ANALISI DEL PRC-SE

“Prendendo con le molle i dati resi disponibili dal Centro studi Sintesi, che come dice chi se ne intende non possono che valere come ‘boe luminose' attorno a cui occorre ulteriormente ricercare e verificare, non si può che concordare che finalmente l'Umbria, nonostante i livelli sociali e degli stipendi assai bassi, cessa di essere l'ultima regione del Centro-nord e la prima del Sud”. Ad affermarlo è il capogruppo regionale di Rifondazione comunista, Stefano Vinti.”L'Umbria – spiega – tiene con un +3,2 per cento tra il 1999 e il 2007 per redditi dichiarati a fronte di una dinamica più modesta del Veneto, del Lazio, del Trentino Alto Adige e delle Marche. Oltre all'ottima performance della provincia di Terni nel suo insieme (+4,3 per cento), c'è una provincia di Perugia che fatica (+2,8), ma colpisce il dato di Perugia città rispetto a Terni. Infatti – asserisce Vinti – pur esprimendo Perugia un reddito 2007 per contribuente di 18mila e 578 euro rispetto ai 17mila 325 di Terni, con una variazione tra il 1999 e 2007 di 25,2 rispetto al 24,9, Terni vanta un reddito per abitante di 27,2 nel 1999 e Perugia di 25,8. Inoltre Terni mostra un reddito per famiglia dal 1999 al 2007 con un indice pari al 17,5 e Perugia del 13,2. Insomma per il Centro studi Sintesi, Terni dimostra una dinamica dei redditi più positiva di quella di Perugia”.”Un dato singolare – afferma Vinti – perché l'Umbria parrebbe l'unica regione d'Italia, il cui capoluogo, in termini di redditi, non ‘tira' tutta la regione. Un dato certamente da valutare con attenzione, ma che in linea tendenziale ci dice quanto un modello di sviluppo che vede una sovrabbondanza delle tre ‘C' (cavatori, costruttori e cementieri) rispetto all'industria manifatturiera di qualità e ad una contrazione della Pubblica Amministrazione, non sia più in grado di assicurare adeguati tassi di sviluppo economico e quindi anche sociale”.”Dati – conclude – che impongono una riflessione e una svolta decisa rispetto a nuove politiche di sviluppo locale, a politiche di redistribuzione del reddito ed una nuova idea del welfare municipale. Una cosa però pare certa: il ‘ciclo del mattone' non produce più benessere”.