Trasimeno

Dossier sanità: documento sul ritiro del Piano sanitario e le proposte per il Trasimeno

“Aprire una vertenza con la Regione Umbria, per implementare i servizi sanitari al Trasimeno partendo dal mantenimento e dal rafforzamento dell’ospedale del territorio di Castiglione del Lago”. E’ quanto scritto nel documento elaborato dalla Cgil di Perugia, insieme allo Spi Cgil del Trasimeno, e presentato in un’iniziativa pubblica a Castiglione del Lago.

Un incontro aperto dalla relazione di Mauro Moriconi (Cgil Trasimeno), con gli interventi del sindaco di Castiglione del Lago, Matteo Burico, di Panicale Giulio Cherubini, di Ivo Banella dello Spi Cgil regionale, Tatiana Cazzaniga, segretaria generale Fp Cgil Umbria, e conclusa dal segretario generale della Cgil di Perugia, Simone Pampanelli. 

L’Ospedale del Trasimeno

Nel documento presentato dal sindacato si chiede “il ritiro della delibera del Piano socio sanitario della Regione Umbria, che per il nostro territorio prevede il depotenziamento dell’Ospedale del Trasimeno, trasformandolo da Ospedale di territorio a Ospedale di Comunità. Questa scelta rischia di produrre la chiusura anche del pronto soccorso, con la conseguenza che i circa 10 mila accessi annuali al pronto soccorso saranno dirottati presso l’Ospedale di Perugia Silvestrini, già congestionato, la chiusura di reparti come la chirurgia programmata, L’endoscopia gastroenterologia, la chiusura della medicina per acuti, il day hospital oncologico”.

Le proposte

Il documento contiene poi numerose proposte sull’ospedale, i centri salute, la cura di alzheimer e autismo, i servizi domiciliari e sottolinea l’importanza di una “sanità di confine” efficiente: “Investire in sanità pubblica di qualità, al confine con la Toscana – si legge nelle conclusioni del documento – potrebbe produrre una mobilità attiva che ripagherebbe l’investimento. Riprogettare, investendo, nella sanità del Trasimeno, oltre che rispondere efficacemente ai bisogni del nostro territorio, potrebbe essere utile per rilanciare l’attrattività e, con uno studio accurato non solo dei nostri bisogni ma anche di quelli dei territori limitrofi, riavviare la mobilità attiva dalle regioni confinanti”.