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“Crocifisso nelle scuole”, i bambini insegnano

La tensione alimentata dagli attentati di Parigi degli ultimi giorni ha fatto inevitabilmente riaffiorare anche il dibattito riguardante la tolleranza religiosa. Tra i tanti punti discussi non poteva che esserci anche quello relativo alla nostra identità religiosa, per chi ovviamente vi si riconosce, e al simbolo che da secoli la rappresenta: il crocifisso. Il dilemma sulla presenza o no di quest’ultimo nelle aule scolastiche, infatti, è tornato “caldo” proprio in queste ore, in Umbria e non solo.

“Rimettiamo il crocifisso, obbligatorio, nelle scuole italiane. Esso rappresenta la nostra cultura cattolica, quella stessa cultura in cui mi sono formato e sono cresciuto”

A lanciare questo semplice ma forte appello è il consigliere regionale del Partito Democratico, nonché vicepresidente dell’Assemblea legislativa dell’Umbria, Marco Vinicio Guasticchi. “Questo non vuol dire scambiare lo stato laico con uno confessionale – aggiunge l’ex presidente della Provincia – Vorrei però ricordare, a quelli che si stupiscono, che in molti casi la tolleranza non è reciproca. Pensate soltanto a quanti cristiani vengono martirizzati ogni anno ed ovunque senza che le coscienze dei cosiddetti laici vengano turbate”.

Le parole di Guasticchi arrivano, oltretutto, dopo la polemica che ha visto protagonisti il sindaco di Bologna Virginio Merola e il presidente di centrodestra di un quartiere locale Ilaria Giorgetti, che aveva proposto di esporre il crocifisso nelle scuole della zona proprio all’indomani della strage di Parigi, per (ri)affermare “l’identità cristiana e il nostro sistema di valori”. Il primo cittadino bolognese, bocciando la suddetta proposta, ritenuta “da Medioevo”, ha risposto che “non è il momento di contrapporre un simbolo religioso all’altro”.

Una riflessione su questo tema e sull’opportunità di ‘mettere in mostra’ i proprio simboli religiosi piuttosto che ‘vivere’ il proprio credo, arriva proprio dalla scuola e dal lavoro che i bambini in questi giorni stanno facendo guidati da docenti e insegnanti, per provare a comprendere quanto accaduto a Parigi venerdì 13 novembre e quanto ancora sta accadendo. La scuola ci ha fatto diventare amici, anche se siamo tutti diversi” dice Maddalena una studentessa di 9 anni, alla sua maestra e alla domanda se tutti i musulmani siano ‘cattivi’, Matteo risponde: “no perché altrimenti la nostra classe non ci sarebbe più. Ci sono tante religioni diverse”.