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Crisi e usura, serve l’intervento dello Stato

Crisi economica e indebitamento patologico alimentano il rischio usura, questo è quant risulta da una indagine dell’Istituto Nazionale Antiusura, Antiracket, Tutela Consumatori di Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Ministero dell’Interno.
Non accenna a diminuire, infatti la grave crisi economica che attanaglia il nostro paese, e l’Umbria non fa eccezione, e il suo perdurare sta creando una tendenza del tutto negativa per ciò che riguarda un più alto rischio, per le imprese ed anche per I privati, di alimentare il mercato oscuro dell’usura.
“Questa condizione – ammonisce Aldo Tracchegiani (FI) – fino ad oggi sembrava peculiarità di privati e piccole e medie imprese, per cui la negazione dell’accesso al credito ad opera dei gruppi bancari ha messo chi ha bisogno di liquidità di fronte a un bivio: o il fallimento o il ricorso all’usura, che, in entrambi I casi finisce in un “buco nero” ma alla fine risulta l’unica soluzione disperata rivolgersi al sottobosco illegale dell’usura.
Le banche hanno chiuso l’accesso al credito – continua Tracchegiani –  fondamentalmente a causa di una caduta dei rientri per ciò che riguarda i finanziamenti somministrati, in special modo nel triennio 2005/2008, quando si è maggiormente verificata una tendenza a supportare quella che all’epoca sembrava essere un’economia in ascesa.
In molti casi, per scongiurare il rischio di fallimento e conseguente chiusura delle attività, società e privati devono rivolgersi a chi il denaro lo presta facilmente ma a caro prezzo. In tutti i sensi.
A creare questo panorama inquietante sono il calo della domanda (che si trasforma in un calo dei ricavi e dei margini) e la stretta creditizia, che combinate insieme hanno creato una miscela altamente esplosiva.
Una soluzione, però ci potrebbe essere – conclude Tracchegiani – lo Stato dovrebbe creare una sorta di Fondo di Solidarietà per far sì che imprese e private non debbano più ricorrere a questo che si rivela un incubo senza via d’uscita”.