Spoleto

Corpus Domini 2023, celebrazione diocesana in Duomo e processione fino a S. Gregorio

Nella festa del Corpus Domini gli occhi e la riflessione si fissano sul segno del pane, presenza eucaristica di Gesù Cristo, centro, fonte e culmine della vita della Chiesa e della sua missione. È una delle solennità più sentite a livello popolare e in genere si accompagna ad una processione con Gesù Eucarestia che percorre le strade dell’uomo.

A Spoleto, nell’825° anniversario di dedicazione della Cattedrale di Spoleto, domenica 11 giugno 2023 è stata celebrata questa solennità con la liturgia eucaristica in Duomo presieduta dall’arcivescovo Renato Boccardo e poi la processione fino alla Basilica di S. Gregorio Maggiore. Quest’anno, in occasione del Giubileo della Cattedrale, la celebrazione ha assunto ancora di più i caratteri della diocesanità: nel pomeriggio, infatti, non si sono tenute altre celebrazioni eucaristiche sul territorio, così da permettere ai presbiteri e ai fedeli di unirsi al Vescovo in preghiera.

La liturgia è stata animata dalla corale diocesana diretta da Loretta Carlini, con all’organo Angelo Rosati. Il servizio all’altare è stato curato dai seminaristi e da tanti ministranti coordinati dal cerimoniere arcivescovile don Pier Luigi Morlino.

Omelia dell’Arcivescovo.

«Facendoci abitare in Gesù – ha detto mons. Boccardo nell’omelia – e facendo abitare Gesù in noi, l’Eucaristia ci permette di vivere come lui ha vissuto, cioè come figli del Padre, di compiere le scelte da lui compiute, di amare come lui ci ha amato e ci ama, di servire il prossimo come lui lo ha servito, e anche di morire come lui è morto. E ci impegna ad edificare su questa terra una società dove regnino la giustizia, la concordia, la verità dei rapporti umani, la capacità di amarsi, di perdonarsi, di suscitare solidarietà». E questo senza paura delle sfide che il tempo attuale presenta e senza nostalgia di un passato che non c’è più. Anche a livello pastorale-ecclesiale, ha sottolineato l’Arcivescovo: «Lo Spirito Santo che è forza unitiva d’amore della comunità è nello stesso tempo forza espansiva d’amore della comunità verso il mondo intero, nei confronti del quale essa si riconosce sempre debitrice dell’annuncio evangelico. In una società ormai chiaramente post-cristiana, non è più tempo di aggiustamenti ma di offrire alle persone una reale esperienza di Cristo. E questo ci impone di pensare e realizzare in modo nuovo la nostra presenza e la nostra azione. Riascoltiamo le parole che il Papa ci ha detto nel corso dell’udienza del 20 maggio scorso: “Rinnovare la pastorale richiede scelte, e le scelte devono partire da ciò che più conta. Non abbiate paura di aggiornare le modalità dell’evangelizzazione … per passare da una pastorale di conservazione, dove ci si aspetta che la gente venga, a una pastorale missionaria, dove ci si allena a dilatare il cuore all’annuncio, uscendo dalle “introversioni pastorali”».

Il Presule ha concluso la sua omelia consegnando ai numerosi fedeli presenti alcune domande su cui riflettere: «Mentre il Giubileo della Cattedrale vuole approfondire e confermare in noi l’appartenenza e l’amore alla Chiesa diocesana, di fronte al mistero eucaristico ci chiediamo: lasciamo entrare nella nostra vita la forza dell’Eucaristia? Permettiamo all’Eucaristia che celebriamo di plasmarci come un solo corpo, bandendo da noi “ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni genere di malignità” (Ef 4, 31)? Abbiamo la consapevolezza che il Signore deve essere al principio di ogni nostro agire e di ogni nostro operare? Abbiamo la certezza che Colui che ha dato tutto per noi dà ancora se stesso a noi in questa celebrazione?».